La Polizia di Stato di Campobasso esegue quattro ordinanze di custodia cautelare nei confronti di altrettanti soggetti per truffe aggravate in danno di anziani.

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La Polizia di Stato di Campobasso ha eseguito quattro ordinanze di custodia cautelare nei confronti di quattro persone residenti nel quartiere Arenaccia di Napoli  autori di numerose truffe aggravate in danno di anziani.Le indagini dei poliziotti della squadra mobile di Campobasso e Napoli hanno permesso di riscostruire l’intero sistema e il modus operandi degli associati. L’analisi del fenomeno aveva evidenziato che dal 29 gennaio 2016 sino al 6 giugno 2016 presso le forze di polizia di Campobasso erano stati denunciati 41 episodi, di cui 23 consumati, tutti commessi con le stesse modalità: gli anziani venivano contattati sull’utenza di casa da persone che si presentavano come avvocati o pubblici ufficiali/marescialli dei carabinieri e venivano informate di incidenti stradali o altri problemi occorsi a figli/nipoti, problemi che si sarebbero potuti risolvere subito pagando la somma di denaro richiesta  alla persona incaricata di recarsi presso il domicilio.A fronte di tale fenomeno sono stati intensificati i controlli sul territorio e gli sforzi investigativi che, passo dopo passo, hanno consentito di ricostruire l’azione di un gruppo dotato di stabile organizzazione verticistica, studiata divisione dei compiti, dotazioni logistiche e specifiche “abilità”.  I capi di imputazione contestati contemplano i reati di associazione a delinquere al fine di commettere plurime truffe in danno di persone anziane, sostituzione di persona, plurime truffe aggravate in danno di anziani.I truffatori reperivano dagli elenchi telefonici i numeri di telefono più vecchi e quindi verosimilmente in uso a persone anziane e con qualche innocua telefonata, fingendo magari un errore o cercando un figlio/a, riescono ad appurare le informazioni iniziali necessarie. Con questi semplici dati, tramite internet ed in particolare i social network, era facile recuperare ulteriori informazioni sui componenti quel gruppo familiare (basta ad esempio la foto pubblicata dal nipote per la festa di compleanno). A questo punto partiva la telefonata con la quale si avvisava dell’incidente o del grave problema che da sola mandava in comprensibile agitazione l’anziano, l’interlocutore proseguiva spacciandosi poi anche per il figlio/a che chiede aiuto. L’anziano veniva facilmente ingannato in quanto talvolta indebolito nell’udito e in altri casi i sospetti venivano superati dicendo che si stava usando il vivavoce e per questo motivo la voce sembra diversa.Mentre l’anziano era ancora al telefono con quello che riteneva essere suo figlio, suonava il campanello alla porta e si presentava l’incaricato al ritiro dei soldi: il telefono fisso in questo modo rimaneva occupato mentre l’anziano andava ad aprire la porta e si scongiurava il rischio di qualche telefonata casuale da parte di familiari in grado di far saltare la truffa. Talvolta l’incaricato del ritiro dei soldi per superare qualche diffidenza residua invitava il malcapitato a telefonare alle forze di polizia per sincerarsi effettivamente dell’incidente. Solo che all’altro capo del telefono il complice rimaneva in linea e l’anziano dopo aver fatto il numero delle forze di polizia parlava ancora con il truffatore che a questo punto si spacciava per operatore di polizia e confermava l’incidente e la necessità di pagare.

13/04/2017
(modificato il 15/04/2017)
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