Botte e danni per imporre i buttafuori del clan, 4 arresti a Potenza

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Minacce, violenze e danneggiamenti all’interno di alcuni locali notturni di Potenza e della provincia, realizzati a più riprese tra dicembre 2015 e febbraio 2016.

Da questi episodi è nata l’indagine “Senza tregua” della Squadra mobile potentina, coordinata dalla locale Direzione distrettuale antimafia, che ha evidenziato come gli episodi violenti avessero lo scopo di estromettere alcuni soggetti dai servizi di vigilanza di locali notturni e discoteche per impadronirsi dei servizi di addetti alla sicurezza dei locali pubblici, costringendo i gestori a sostituire i buttafuori in servizio con quelli suggeriti dal gruppo.

L’attività investigativa si è conclusa questa mattina con l’esecuzione da parte della Mobile di un’ordinanza del tribunale di Potenza che prevedeva quattro arresti, due in carcere e altrettanti ai domiciliari, e un divieto di dimora.

Gli indagati sono accusati, a vario titolo, di estorsione, danneggiamento e porto illegale di arma da taglio, tutte condotte aggravate dall’utilizzo del metodo mafioso; per due di loro c’è anche l’accusa di intestazione fittizia di beni e falsa attestazione di atti destinati all’autorità giudiziaria.

L’indagine si è avvalsa anche delle dichiarazioni rese da un collaboratore di giustizia in merito ai collegamenti tra alcuni affiliati al clan Martorano-Stefanutti ed esponenti di cosche calabresi della ‘Ndrangheta.

Durante i disordini creati ad arte nel corso delle serate, gli indagati facevano specifico riferimento alla forza del gruppo organizzato cui dicevano di appartenere, sottolineando il ruolo dei capi clan e la loro veste di associati e seguaci, con lo scopo di incutere paura e soggezione nelle vittime. Con lo stesso scopo facevano riferimento anche a passate vicende analoghe avvenute in altri locali.

La maggior parte dei gestori non ha voluto collaborare alle indagini, probabilmente per paura di ritorsioni, ma uno di loro alla fine ha dichiarato di “Non aver avuto scelta”, sentendosi quasi accerchiato da tutta una serie di eventi che avvenivano appunto “Senza tregua”.

Sequestrato anche un bar di Potenza, intestato fittiziamente al cognato di uno degli arrestati, che in realtà era il reale gestore.

Un altro degli indagati è stato rintracciato in Romania, suo Paese di origine, e arrestato dai locali organi di polizia in esecuzione di un mandato d’arresto europeo emesso in precedenza per una condanna relativa ai reati di rapina aggravata, estorsione e lesioni personali volontarie.

Sergio Foffo

17/01/2017
(modificato il 22/02/2017)