Intervento del Capo della Polizia alla cerimonia di consegna della FBI Medal of Meritorious Achievement
Signor Direttore, Autorità, gentili ospiti, signore e signori, E' con comprensibile commozione che vivo questa tappa della mia vita professionale contrassegnata dall'attribuzione alla mia persona della "FBI Medal forMeritorious Achievement".
Riesco a vincere l'emozione di questo momento grazie ai tanti amici che hanno voluto essere presenti ed ai miei familiari che mi hanno accompagnato.
L'attribuzione di una così prestigiosa onorificenza da parte dell'FBI, cui mi legano sentimenti di particolare vicinanza e di grande amicizia, costituisce per me il più gradito riconoscimento per gli sforzi compiuti e per i risultati conseguiti in oltre trent'anni di attività professionale spesa nel costante perseguimento della legalità, della giustizia e della sicurezza dei cittadini.
Grazie Direttore MUELLER di avermi concesso anche il privilegio di essere il primo straniero ed il primo non appartenente ai ranghi del "Bureau" a ricevere questo alto riconoscimento.
Da oggi, ancor più di prima, non mi considero più un "estraneo" tra le mura di questo storico edificio, perchè la medaglia che mi avete attribuito significa che mi considerate un membro effettivo di questa grande e straordinaria "famiglia".
Ho detto ancor più di prima perchè è una famiglia cui già mi sentivo di appartenere per un forte legame di vita vissuta, per un rapporto umano e professionale che dura da più di venticinque anni.2
E' passato quindi un quarto di secolo dal giorno in cui venni per la prima voltanegli Stati Uniti per collaborare nelle indagini sui legami tra la "Cosa Nostra" siciliana e la mafia italo-americana.
A quella prima missione ne sono seguite molte altre, tanto che qualche volta mi svegliavo senza avere l'esatta consapevolezza se mi trovavo a Roma, a Palermo o a New York.
Si è stabilito e rafforzato così un rapporto di crescente fiducia e collaborazione con le strutture del law enforcement del vostro Paese ed i risultati davvero straordinari nella lotta alla grande criminalità non sono mancati.
Sembra una storia lontana, destinata a rimanere confinata nell'ambito dei ricordi, come se fossero storie di reduci, ma in realtà non è così, perchè è una storia tremendamente attuale.
Grazie a questa storia l'11 settembre 2001 non ci ha trovato impreparati perchè nei nostri cuori e nelle nostre menti era indelebilmente impresso un metodo, una cultura, un sentimento profondo di amicizia, fondato sulla volontà di combattere il nemico comune, tanto che si presenti travestito da mafioso, quanto da terrorista.
Posso affermarlo con forza ed indicarlo a tutte le generazioni future di poliziotti italiani ed americani perché nella mia carriera, parte della quale trascorsa in giro per il mondo a cercare con ostinazione una sfida continua contro la criminalità, ho avuto la fortuna di conoscere ed apprezzare i metodi di lavoro, le capacità organizzative e l'efficienza operativa dei miei colleghi del FBI ed ho avuto così la possibilità di imparare da loro molte cose.
Ho risposto da parte mia ricambiando la loro amicizia con la mia lealtà, sempre ed in ogni circostanza, rispettando ed amando il loro paese e le sue leggi, così come amo e rispetto il mio Paese e le leggi che lo governano.
Da New York a Palermo, da Roma a Miami, con molti di voi ho speso giorni e notti per assicurare alla giustizia pericolosi criminali.
Qualche volta, abbiamo rischiato la vita insieme.
Sono questi fatti e circostanze che ci insegnano a camminare insieme sulla via della legalità.
Sono testimonianze indelebili che illuminano la via di quanti, seguendo il nostro esempio, vorranno e sapranno percorrerla.
Nei miei colleghi del FBI ho ritrovato gli stessi ideali in cui anch'io ho sempre creduto e che ci univano e ci uniscono allo stesso modo in cui valori condivisi e vita in comune uniscono i membri di una stessa famiglia.
Come ogni famiglia, anche la nostra non ha vissuto solo momenti di gioia e di successo.
Abbiamo conosciuto giorni di grande dolore, e insieme abbiamo pianto la perdita di alcuni compagni di viaggio.
Sono certo che nel momento in cui vi sto parlando la memoria di molti di noi va ad uno di loro in particolare: il nostro comune amico Giovanni FALCONE.
Sono sicuro che se la sua vita non fosse stata prematuramente spezzata dalla cieca e barbara violenza mafiosa in una tragica sera di 14 anni fa egli sarebbe in mezzo a noi anche oggi, felice ed orgoglioso di rivedere e riabbracciare tanti amici e colleghi che insieme a lui furono testimoni e protagonisti dei successi investigativi di quegli anni.
Probabilmente tutti insieme, ed io per primo, ci troveremmo d'accordo nell'assegnare a lui il riconoscimento che voi oggi date a me.
E' doveroso quindi che alla sua memoria e a quella di tanti poliziotti italiani che oggi non sono più con noi perché hanno sacrificato la loro vita per il bene di tutti io dedichi questa medaglia.
Anche attraverso il loro sacrificio ed il loro esempio di dedizione abbiamo potuto trovare dentro di noi quella forza e quella determinazione che ci ha consentito di unire i nostri sforzi e di costruire un esempio di collaborazione tra i nostri law
enforcement, tale da poterlo additare come esempio a tutti i nostri partner in ogni parte del mondo.
Mi è capitato spesso, in occasione di vertici ed incontri internazionali, di sentirmi chiedere da tanti colleghi quale fosse la formula del successo della collaborazione tra l'Italia e gli Stati Uniti nella lotta alla criminalità e, in tempi più recenti, al terrorismo.
A tutti ho fornito la stessa risposta: l'efficacia della nostra partnership non è il frutto di particolari alchimie, ma di una semplice strategia fondata su tre pilastri fondamentali: la reciproca fiducia, la messa a fattor comune delle esperienze e la capacità degli investigatori italiani e americani di "fare squadra", lavorando fianco a fianco nel perseguimento di obiettivi comuni.
Signor Direttore, ho abbozzato questi ricordi e queste riflessioni solo per dimostrare quanto l'onore che mi è stato reso abbia risvegliato in me un intero mondo di sentimenti e di passioni, e per ribadire ancora la mia profonda gratitudine per aver consegnato proprio a me, al Capo della Polizia italiana, l' "FBI Medal for Meritorious Achievement".
E' per questo, caro Bob, che oggi credo di doverti ringraziare non solo a titolo personale, ma anche nella mia veste istituzionale, perché questo riconoscimento non si rivolge unicamente alla mia persona, né ai miei trascorsi professionali: quello che mi avete rivolto è un attestato di stima che interpreto come un simbolico riconoscimento alla professionalità e all'impegno di tutte le donne e gli uomini della Polizia italiana, che mi onoro di rappresentare.
La Polizia italiana è un'Istituzione antica, orgogliosa delle proprie tradizioni ma decisamente proiettata nel futuro e per sua natura portata a considerare i successi e gli attestati di stima non come un punto d'arrivo, ma come uno stimolo per migliorare il livello dei servizi resi ai cittadini e proseguire con rinnovato entusiasmo e spirito di abnegazione nell'assolvimento dei propri doveri.
Signor Direttore, l'onorificenza che oggi mi viene conferita vorrei poterla condividere con tutti i miei collaboratori, fino al più giovane Agente, il cui nome non emergerà mai dall'anonimato ma il cui contributo quotidiano alla sicurezza dei cittadini assume, più spesso di quanto non appaia, i caratteri più autentici del sacrificio e, talvolta, dell'eroismo: quasi sempre è lui l' "eroe sconosciuto della porta accanto".
Concludo quindi con questo pensiero e con il più sentito e commosso ringraziamento ai tanti illustri colleghi ed amici che mi hanno onorato oggi con la loro presenza e con la loro testimonianza di stima e di affetto standomi vicino, assieme alla mia famiglia, in uno dei giorni più importanti della mia vita professionale.
(modificato il 13/01/2014)