Fuochi proibiti: maxi-sequestro a Benevento
Sessanta tonnellate di fuochi d'artificio, contenuti in quasi 3 mila scatoloni, molti dei quali nascosti nei pressi di una scuola elementare che rischiava di saltare in aria e che, per precauzione, è stata evacuata. Nell'operazione "Albero di Natale" la Polizia di Stato ha sequestrato, in provincia di Benevento, il più grande quantitativo di materiale pirotecnico mai confiscato fino ad oggi.
Si tratta di prodotti di altissima qualità, recuperati grazie ad un'indagine fatta con metodi tradizionali e partita a fine ottobre da una denuncia di furto di fuochi artificiali, avvenuto in una fabbrica di Melara in provincia di Rovigo. Nel corso delle indagini il personale del Nucleo tecnico operativo della polizia amministrativa è riuscito a localizzare il percorso del materiale e la sua destinazione finale: passando da Foggia la merce rubata era arrivata nel beneventano.
"Eliminato grande pericolo per i cittadini"
Grazie poi alla collaborazione della Squadra mobile e degli uomini della Digos della provincia campana si è riusciti a risalire ad alcuni depositi di prodotti pirotecnici illegali, tutti nei pressi di San Giorgio del Sannio. Con questa operazione ha detto il questore di Benevento, Francesco Nicola Santoro, "è stata eliminata una situazione di massima pericolosità per i cittadini". Anche perché alcuni depositi erano vicino ad abitazioni private e uno addirittura sotto una scuola e il materiale era tutto di IV e V categoria, destinato cioè a professionisti del settore e ad acquirenti maggiorenni. In alcuni casi (IV categoria) serve anche il porto d'armi.
Secondo gli inquirenti il furto avvenuto a Rovigo, a fine ottobre, era stato ben organizzato e preparato, probabilmente su commissione, da esponenti della criminalità organizzata. Dalle indagini sarebbe emersa infatti una probabile implicazione della malavita pugliese e la zona del Sannio sarebbe stata scelta come area di stoccaggio per poi rivendere i fuochi, in prossimità delle feste natalizie, sul mercato clandestino del Sud Italia. Il valore della merce - quella rubata e ritrovata, insieme ad altra sequestrata nel corso delle indagini - ammonta a circa 300 mila euro. "una cifra che - secondo Giovanni Aliquò, responsabile dell'area armi ed esplosivi del Dipartimento della pubblica sicurezza - si sarebbe quadruplicata nel caso in cui fosse arrivata alla vendita al dettaglio".
Due persone sono state arrestate e una denunciata. Fanno parte della stessa famiglia e per uno degli arrestati le accuse sono di ricettazione, detenzione illecita di materiali esplodenti e omissione di cautele nella loro custodia.