113: la sua storia in un libro
È il primo marzo del 1968, siamo in piena contestazione studentesca, quando alla centrale operativa di Roma squilla per la prima volta il centralino del 113. Dopo anni di "preliminari" il numero simbolo del soccorso pubblico prende il via anche se un po' in sordina. Ma oggi, a quarant'anni dalla sua nascita, il numero è un punto di riferimento e di sicurezza per i cittadini italiani.
La storia del 113, di queste tre cifre che hanno garantito a tutti il diritto al soccorso pubblico, è raccontata in un libro scritto da Roberto Sgalla, direttore dell'ufficio relazioni esterne della Polizia di Stato e Annibale Paloscia, giornalista e appassionato di storia della polizia. Il volume è stato presentato il 4 giugno al Museo della auto della polizia a Roma.
"Straordinario successo e svolta storica"
Con il numero unico di soccorso pubblico si creava uno strumento per dare agli italiani la certezza di una polizia pronta a rispondere alle loro
chiamate. In un periodo di grandi contestazioni e cambiamenti proprio dalla Polizia venne una grande operazione di apertura, un primo passo verso
quella che oggi si chiamerebbe polizia di prossimità.
"Il 113 è stato uno straordinario successo - scrive il capo della Polizia Giovanni De Gennaro nella presentazione del libro - e ha rappresentato una svolta storica. Non a caso il suo ideatore, il capo della Polizia Angelo Vicari, volle che quel numero fosse impresso sulle volanti". All'impegno della Polizia di Stato nell'attività di soccorso - continua De Gennaro - "corrisponde la solidarietà dei cittadini, in termini di fiducia nell'istituzione, di alta considerazione per quelli che ci lavorano, di comprensione per i loro sacrifici".
Più di 6 milioni di telefonate ogni anno
Il consenso e la fiducia che gli italiani hanno nei confronti della Polizia si manifestano anche con gli oltre 6 milioni di telefonate a cui gli
operatori del 113, ogni anno, devono rispondere affrontando le problematiche più disparate. Molti interventi e la loro tempestività
"hanno permesso di salvare molte vite umane - ha detto Roberto Sgalla - è necessario pertanto esprimere la più profonda gratitudine
per tutti quegli uomini e donne che lavorano, giorno dopo giorno e notte dopo notte, per la sicurezza di tutti".
(modificato il 19/12/2007)