Trapani: Polizia arresta mafioso che chiedeva pizzo in Comune.
Nella giornata odierna la Polizia di Stato ha tratto in arresto GIACALONE Salvatore per i reati di associazione mafiosa ed estorsione. Il GIACALONE,
già scarcerato durante il processo in cui era imputato, attraverso le nuove indagini è ritenuto responsabile di essere una
cellula della famiglia mafiosa alcamese con il compito di avere rapporti riservati con elementi della P.A. locale e, nello specifico, di funzionari
del Comune di Alcamo cui imporre la dazione periodica di tangenti ed altre utilità in favore dei sodali della cosca locale .L'indagine ha
preso le mosse da una circostanza alquanto sospetta, ovvero che il GIACALONE Salvatore, odierno indagato, era stato notato mentre avvicinava nei
pressi degli uffici comunali alcuni dipendenti .Del resto, l'attenzione della Squadra Mobile di Trapani e del Commissariato di Polizia di Alcamo nei
riguardi di eventuali tentativi di infiltrazione da parte della locale cosca mafiosa nell'U.T.C. di Alcamo, attraverso l'illecita compressione della
libertà di indirizzo amministrativo di quei pubblici impiegati, è sempre stata al massimo livello di guardia da quando, nel corso
del mese di gennaio del 2002, si sono registrate, in rapida successione, una sequenza di gravi episodi di intimidazione consumati nei confronti di
alcuni di essi, nonché in danno di alcuni uomini politici con competenza sullo specifico settore tecnico-amministrativo. Si rammenta,
pertanto, che, in data 6.1.2002, sono state danneggiate dalle fiamme le abitazioni estive, ubicate nella frazione di Alcamo Marina del comune di
Alcamo, di pertinenza rispettivamente di:FUNDARO' Gaspare Riccardo, nato ad Alcamo il 27.3.1947,architetto, impiegato presso l'U.T.C. di Alcamo
PARRINO Enza Anna, nata ad Alcamo il 28.2.1957, dirigente del settore "Ecologia e Ambiente" dell'U.T.C. di Alcamo Tramite appositi servizi di
intercettazione all'uopo predisposti, si è avuto modo di cogliere, in rapida successione, una serie di significativi incontri dai quali
emergeva chiaramente la recondita matrice illecita: il GIACALONE, avvalendosi della forza di intimidazione e di assoggettamento scaturente dalla sua
manifesta appartenenza a "cosa nostra" alcamese, stava attuando una serie di indebite pressioni nei confronti di funzionari in servizio presso quegli
Uffici, onde estorcere loro delle somme di danaro, dirette al sostentamento di esponenti mafiosi detenuti e dei loro familiari, in ossequio ad una
prassi ormai consolidata - come è stato appurato a seguito di analoghe indagini presso le varie consorterie mafiose dislocate in questa
provincia. Le indagini hanno confermato gli appelli lanciati, in tempi recenti, dalla Commissione parlamentare Antimafia nazionale, dalla Commissione
Regionale e dall'Amministrazione comunale di Alcamo, svelando nuove ed inedite tipologie di ingerenza delle cosche mafiose nella gestione del racket
.
28/04/2003