Prostituzione: fermata tratta di esseri umani a Teramo
Partivano dalla Nigeria con la speranza di cambiare vita in Italia ed avere un futuro migliore, ma non era così per giovanissime nigeriane che invece venivano condotte alla prostituzione.
Un giro di traffico di esseri umani è stato scoperto e bloccato dalla Squadra mobile di Teramo che ha arrestato quattro nigeriane mentre per un italiano sono stati disposti gli arresti domiciliari in quanto proprietario e comproprietario di due degli appartamenti di dimora delle prostitute. Resta ancora da eseguire una quinta misura applicativa della custodia cautelare in carcere ad una donna nigeriana al momento irreperibile.
Per i fermati le accuse sono, a vario titolo, tratta di esseri umani, sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.
Le indagini dei poliziotti della Squadra mobile sono partite dal monitoraggio della strada “Bonifica del Tronto” a Teramo per interrompere il costante flusso di giovanissime donne nigeriane, reclutate in patria con la promessa di un lavoro in Europa e poi fatte arrivare clandestinamente attraverso disperati viaggi lungo la rotta mediterranea.
Arrivate in Italia le ragazze dovevano ripagare il loro debito per il viaggio (circa 25-30 mila euro) ed erano sottoposte a riti voodoo, minacce e violenze per costringerle a prostituirsi e a consegnare i proventi a chi le aveva reclutate in patria e ai referenti in Italia.
Questo è quanto hanno raccontato ai poliziotti alcune delle 12 ragazze identificate che abitavano in 5 appartamenti, 4 a Martinsicuro (Teramo) ed uno a Monsampolo del Tronto (Ascoli Piceno). Le ragazze erano completamente assoggettate alla “madame” che le obbligava a prostituirsi per estinguere il loro debito, picchiandole e minacciandole anche con la forza intimidatrice di nuovi riti juju con la conseguenza di procurare del male a loro o ai familiari in Nigeria.
Una delle vittime, partita nel marzo del 2016 da Benin City con altre persone, dopo aver attraversato il Niger, era arrivata a Tripoli 8 giorni dopo. La donna racconta che una compagna di viaggio aveva perso la vita durante il percorso cadendo dal pick-up, sul quale viaggiavano ammassati, dopo essere stata percossa da malviventi incontrati sulla strada i quali pretendevano dei soldi. Dopo essere stata trattenuta per oltre due mesi in abitazioni vicino a Tripoli in cui vi erano molti altri connazionali, in attesa di intraprendere anch’essi il viaggio verso le coste italiane, la vittima era partita a bordo di un barcone dalle coste libiche, giungendo nel luglio 2016 in Italia. Poco dopo era stata presa in carico dalla “madame” che l’aveva costretta a prostituirsi.