Lotta alla mafia: il ricordo di Boris Giuliano
Era una mattina di 41 anni fa quando venne ucciso Boris Giuliano, funzionario di Polizia a capo della Squadra mobile di Palermo. Venne ucciso con 7 colpi alla schiena, mentre stava prendendo un caffè in un bar di Palermo, in un agguato compiuto da Leoluca Bagarella.
Un uomo, Giuliano, che ancora oggi rappresenta un esempio di professionalità, sacrificio e dedizione; il funzionario è stato ricordato, oggi a Palermo, con varie iniziative a cui ha partecipato anche il capo della Polizia Franco Gabrielli.
Dopo aver deposto una corona d’alloro nel luogo dell’attentato, è stata celebrata una messa nella chiesa della Madonna di Monte Oliveto. Erano presenti, oltre al prefetto Gabrielli, il figlio Alessandro Giuliano, attuale questore di Napoli, il questore di Palermo, Renato Cortese e il sindaco di Palermo Leoluca Orlando.
A seguire, nel chiostro della questura, c’è stato un dibattito, moderato dal giornalista Lirio Abbate, sulla figura professionale di Boris Giuliano, sul suo acume investigativo e sulle sue qualità capaci di esaltare quei principi di prossimità che sono propri della Polizia di Stato.
All’incontro hanno partecipato anche il giornalista Antonio Calabrò, il giornalista Francesco La Licata, nonché Ricky Tognazzi e Sergio Giussani, rispettivamente regista e produttore della fiction Rai “Boris Giuliano - Un poliziotto a Palermo”.
Il capo della Polizia, nel suo discorso conclusivo, ha parlato di Boris Giuliano rammentando che questa giornata ha rappresentato “Non solo il ricordo di un poliziotto ucciso, ma di un grande investigatore che aveva capito prima di altri che bisognava seguire il denaro per attaccare le organizzazioni criminali e che c’erano varie interconnessioni che non finivano a Palermo, ma erano, come si dice oggi, globalizzate. Ma era anche un uomo attento alle questioni sociali – ha proseguito il prefetto Gabrielli – Il suo obiettivo non era quello di assicurare i criminali alla giustizia, ma andare oltre e capire il fenomeno e le cause che determinano quel fenomeno. Perché il nostro unico scopo è quello di essere al servizio delle comunità che, specialmente nei periodi più difficili, devono vederci come un punto di riferimento e non di antagonismo. Questa è una delle tante eredità che ci ha lasciato Boris Giuliano, uomo di grande acume, ma anche uomo che sapeva interpretare i bisogni del suo tempo.”
Per l’occasione è stata riaperta “La stanza di Boris”, una scenografia che riproduce l’ambiente di lavoro del poliziotto ucciso, con tanto di scrivania originale piena di faldoni, timbri, penne e telefono. Da dietro il mobile appare la sagoma in cartone a grandezza reale ottenuta da una fotografia del vice questore in compagnia del figlio ancora piccolo.
Per arricchire ulteriormente lo scenario, sono stati esposti alcuni pannelli con gli scritti autografi ed una relazione presentata al Consiglio superiore della magistratura nel 1978, quali testimonianze dirette delle sue intuizioni in materia di politica criminale.
Il dibattito è stato trasmesso in diretta sulla pagina Facebook della questura di Palermo.
Donatella Fioroni