Terremoto: i poliziotti raccontano la tragedia (2^ parte)

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poliziotti del reparto mobile controllano le caseBotte disgrazie e panini

Dopo aver visitato Onna si ritorna in questura. Nel camper che ospita il centro di coordinamento dei reparti mobili incontriamo Maurizio - 25 anni di servizio fatti tutti al reparto mobile - coordina i servizi dei reparti dislocati in tutta la provincia e i conti fanno fatica a quadrare. S'informa con i colleghi che entrano ed escono dal camper chiede se dai vari "quadranti" ci sono notizie di ritrovamento di sopravvissuti; entrano per un attimo Clay e Aldo appoggiano i caschi sul sedile e si siedono pesantemente. Uno sguardo ai caschi "vissuti" e pieni di segni fanno capire che "fanno reparto" da troppe domeniche e troppe manifestazioni. Fabio chiede notizie ma li guarda senza aspettare una risposta e loro non rispondono il loro sguardo è abbastanza eloquente e lo sanno.

Ci si ferma un istante perché è arrivato il "sacco" : una bustina con un panino un primo e un po' di frutta; un lusso se paragonato al pasto medio di uomini sempre in viaggio lungo tutto lo stivale. Maurizio si offre subito di dividere il "sacco" con noi; al nostro timido rifiuto interviene Luca che senza mezzi termini ci dice "qui al Reparto ci possiamo dividere solo botte disgrazie e panini quindi… mangia" e con un sorriso allunga un panino.

I numeri del dolore

Il panino resta sullo stomaco: pochi minuti dopo siamo alla scuola per ispettori e sovrintendenti della Guardia di Finanza poco fuori Ll'Aquila a Coppito. Alla caserma il delicato compito di accogliere le salme per le identificazioni. Oltre 200 le bare allineate e chiuse, alcune piccole e bianche; più in là alcune salme in attesa di essere riconosciute dai propri cari. Ai poliziotti della Scientifica l'ingrato compito di mostrare i corpi per il riconoscimento; senza interruzione specialisti venuti da Ancona, e da Roma affiancano i colleghi de L'Aquila sin dalle prime ore dell'alba del 6 aprile e con delicatezza e tatto cercano di consolare i parenti. Fuori il dolore si scioglie in lacrime e grida, il piazzale è pieno di piccoli gruppi di persone che si abbracciano si consolano e si chiedono "perché?".

Un letto in bilico

Arriva la sera; le squadre si preparano per iniziare i servizi di controllo e prevenzione. Tutte le zone colpite dal disastro sono costantemente controllate dalle forze dell'ordine. Una squadra di otto uomini del reparto mobile di Roma viene assegnata al controllo dell'area di Onna. Tra le macerie di uno dei centri più colpiti i ragazzi, con in testa i caschi da ordine pubblico, iniziano il pattugliamento del paese: controllano le abitazioni, illuminano con le torce gli interni delle case. Il clima spettrale è amplificato dalle fotoelettriche e dal rumore delle scavatrici. Si fa fatica a tenere distanti i proprietari che cercano di recuperare un oggetto caro o semplicemente un documento. Ma l'inflessibilità dei ragazzi in divisa è quanto mai provvidenziale: durante il giro di controllo alle 19,42 la fortissima scossa di 5, 5 gradi della scala Richter sorprende la squadra dentro il paese; lunghissimi istanti in cui cancelli e mura tremano con violenza; crolla ancora qualche parete. Il lettino di un neonato resta in bilico, sul vuoto, sopra le teste degli agenti; una visione che blocca gli sguardi per un istante; poi finisce la scossa e si ricomincia il giro; il più vecchio della squadra parlando più a se stesso che agli altri sospira dicendo "il lettino non era rotto il bambino si sarà salvato sicuramente".

Finisce il primo giro e i ragazzi sullo spiazzo appena fuori dal paese - curiosando tra i furgoni delle televisioni e le postazioni satellitari di vigili del fuoco e protezione civile - si accendono una sigaretta e bevono un po' d'acqua.

Arrivano le telefonate da casa la risposta è sempre la stessa "è tutto a posto; la scossa si è sentita poco". Mentono e la piccola bugia raccontata quasi ad una voce unica, scioglie la tensione per il rischio appena trascorso.

Tutti sorridono ma sanno che la notte sarà molto lunga.

Cambio turno

Fuori dal camper del Reparto si accalcano i capi squadra per ricevere gli ordini di servizio: turni, località assegnate, indicazioni particolari sulle modalità del servizio. La notizia del ritrovamento di una ragazza ancora viva dopo 42 ore smuove gli animi ma subito dopo ognuno va dai suoi ragazzi per organizzare il turno di un'altra lunga notte. Maurizio è ancora lì a digitare al computer ordini, orari e precauzioni per l'incolumità degli operatori. Luca, l'uomo del panino, intanto continua a telefonare per trovare sistemazione per le prossime notti agli operatori che stanno affluendo da tutta Italia.

"Non mi sono fermato un istante da domenica" - dice Maurizio - "ero andato a Lanciano per un servizio di O.P. (ordine pubblico ndr) molto tranquillo non ho fatto in tempo a rientrare che sono stato dirottato qui". "Siamo arrivati tra i primi e abbiamo cominciato subito a scavare insieme ai colleghi della questura, ai vigili del fuoco, ai volontari", racconta ancora l'agente "e qualcosa siamo riusciti a fare aiutando le tante persone che nell'uniforme vedevano un piccolo punto di riferimento. Questo è il lavoro che ci da più soddisfazione".

08/04/2009
Parole chiave:
terremoto - L'Aquila - reparto mobile