Reggio Calabria:operazione Nerone, arresti.
La Polizia di Stato di Stato di Reggio Calabria ha arrestato un elemento di vertice della ‘ndrangheta reggina per plurimo tentato omicidio.L’indagine, condotta dalla Squadra Mobile di Reggio Calabria, ha consentito di individuare nel boss l’autore materiale di un incendio appiccato, a fine febbraio, ad un’abitazione nella zona sud di Reggio Calabria, allo scopo di cagionare la morte di sei cittadini stranieri di origine rumena, di cui due bambini in tenerissima età. I fatti risalgono al 27 febbraio scorso, quando fu data alle fiamme l’abitazione di fortuna in cui aveva trovato riparo una 46enne rumena senza fissa dimora, che ospitava quel giorno altri connazionali con bambini.Gli occupanti della casa stavano festeggiando un compleanno quando improvvisamente si accorsero delle fiamme che divamparono all’interno, facendo appena in tempo a mettersi in salvo.I Vigili del Fuoco e la Polizia di Stato, accorsero prontamente sul luogo per domare l’incendio, appena fu dato l’allarme.Il soggetto è un elemento di elevato spessore criminale appartenente all’omonima cosca di ‘ndrangheta operante nella zona sud della città di Reggio Calabria.I poliziotti hanno ricostruito le dinamiche dell’incendio che il 27 febbraio scorso ha messo a repentaglio la vita dei sei rumeni, tra cui donne e bambini.Gli investigatori della Squadra Mobile hanno accertato che il 68enne durante un litigio, quella stessa mattina aveva picchiato con un bastone la donna rumena che occupava l’immobile con i suoi ospiti, con la minaccia di “bruciarli vivi” per aver abbandonato alcuni sacchetti di spazzatura accanto all’ingresso di un podere di sua proprietà. Il soggetto poi era passato dalle minacce ai fatti, cospargendo di benzina e dando fuoco all’androne dell’abitazione in cui erano presenti gli stranieri.Decisivi per far luce sull’episodio dei sei rumeni che hanno rischiato di morire arsi in casa, si sono rivelati i filmati dei sistemi di video sorveglianza esaminati dagli investigatori della Polizia di Stato. L’accurata analisi delle immagini, ha consentito di accertare che, nello stesso pomeriggio, il 68enne, era andato a riempire un bidone di benzina, con una bicicletta elettrica, presso un distributore di carburanti della zona, dopodiché si era recato a casa dei rumeni per appiccare l’incendio al fine di “bruciarli vivi”. La Direzione Distrettuale Antimafia contesta l’aggravante mafiosa perché i fatti sono stati commessi per agevolare l’attività della cosca LABATE, avvalendosi della forza di intimidazione del vincolo associativo e della condizione di assoggettamento ed omertà che ne deriva. Il clan LABATE controlla il quartiere Gebbione di Reggio Calabria.