Giro d'Italia: uniformi blu per la maglia rosa

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La Polizia al Giro d'ItaliaCento sono gli anni trascorsi dal primo giro d'Italia e 92 le edizioni della corsa, ma tanti sono anche i poliziotti della stradale che da sempre ne seguono le tappe garantendo sicurezza ai corridori e al pubblico presente ad ogni ciglio di strada.Ma quest'anno, dal Lido di Venezia all'arrivo a Roma il prossimo 31 maggio, c'è molto di "rosa" anche nella polizia che segue la gara ciclistica più familiare d'Italia, a partire proprio dal comandante della scorta.

La scorta

Simonetta Lo Brutto è il nome del vice questore aggiunto a capo dei 40 operatori impiegati nel servizio di scorta al "giro d'Italia in 21 giorni". L'equipaggio formato tutto da uomini e donne del Compartimento di polizia stradale della Lombardia, conta al suo seguito 5 autovetture e 26 moto della scorta, e nel team anche gl'insostituibili furgoni attrezzati per il supporto logistico.

Ma ad aprire la gara è una moto, la moto "verde" per il colore della bandierina montata alla ruota anteriore. È la moto battistrada, la prima ad apparire. Seguita poi dalle altre moto e dal comandante della scorta, che a bordo dell'Alfa Romeo 159 è radiocollegata con tutto il personale in servizio ma anche con il direttore della gara. Poi c'è la moto "gialla" che indica l'arrivo del gruppo dei ciclisti, precedendoli. Chiude il serpentone dei corridori la moto "rossa", che con il suo passaggio, comunica a tutta l'organizzazione la certezza che quella è la fine della corsa.

Pullman azzurro

Un'altra donna è poi la responsabile della campagna di sicurezza stradale per gli studenti delle scuole elementari e medie, che da 11 anni affianca le tappe del Giro. E' Federica Deledda, il vice questore aggiunto che ne promuove le iniziative collegate, utilizzando la stessa passione e l'entusiasmo che i piccoli trasmettono, tappa dopo tappa.

I giovani delle scuole residenti nei luoghi del Giro seguono, prima dell'arrivo dei ciclisti, lezioni di sicurezza stradale con funzionari di polizia, accogliendo poi preparati la gara. "Ma il massimo del divertimento è salire a bordo del "pullman azzurro", dichiara Federica Deledda, "è da lì che la corsa si arricchisce di una prospettiva unica per i ragazzi, che indossate le pettorine della polizia, vengono nominati "vedette della sicurezza". A bordo del pullman precedono così, da vere vedette, il passaggio della tappa, incitando i corridori in gara con filastrocche e canti senza fine. E sull'onda dell'entusiasmo giusto si appropriano anche di tanti avvisi di guida sicura, interagendo attivamente con i supporti audiovisivi di cui è dotato il pullman, che può essere considerato una vera aula multimediale su quattro ruote.

Celebrità dello sport e star dello spettacolo

Tanti i personaggi noti e i campioni dello sport che accompagnano con la loro presenza le tappe del Giro d'Italia. Queste sono solo alcune delle dichiarazioni fin qui raccolte dai poliziotti, in risposta alle domande rivolte alle personalità presenti. Quanto è importante l'attività di educazione stradale svolta a bordo del pullman azzurro? E la scorta della polizia alla gara?

Francesco Moser, il corridore italiano più vittorioso della storia del ciclismo: " è l'occasione giusta visto che la maggior parte dei bambini diventa utente della strada proprio attraverso la bicicletta. Sulla strada l'esperienza la si conquista anche senza avere sotto la sella un motore (…) Non si può realizzare una manifestazione del genere senza i nostri -angeli custodi- della polizia."

Renato Pozzetto, che oltre alla passione del cabaret in coppia con Cochi Ponzoni, vive quella sportiva della bici, da quando bambino ascoltava i duelli Coppi e Bartali: "senza di voi questa sarebbe una missione impossibile! Però la cosa più importante è fare educazione e prevenzione stradale e far sì che i concetti di sicurezza vengano assimilati fin da piccoli a partire dagli stessi genitori dei bambini".

"Oh, quanta strada nei miei sandali, quanta ne avrà fatta Bartali", canta invece Paolo Conte in una delle sue canzoni più famose, per raccontare proprio con la metafora di quel corridore la storia di vita degli italiani del dopoguerra. Quell'attesa che da dietro a una curva si compisse "insieme" al ciclista in corsa, il sogno di una nazione.

E sebbene siano molto cambiati gli italiani da quel primo Giro d'Italia del lontano 13 maggio 1909, su quelle due ruote continuano a viaggiare "insieme" due certezze: la partenza con i ciclisti anche degli spettatori per un viaggio dell'Italia tutta, da nord a sud del Paese.E la presenza alla corsa di altri partecipanti in divisa, che non gareggiano ma la sicurezza la fanno per davvero: gli "angeli custodi" della polizia stradale.

19/05/2009
(modificato il 21/05/2009)
Parole chiave:
Stradale - ciclismo