Operazione antipedofilia della Polizia in collaborazione con Europol e Polizia belga
Cinque cittadini italiani sono stati tratti in arresto nei giorni scorsi, ed altri 16 denunciati a piede libero, nell’ambito di una vasta operazione antipedofilia online condotta dalla Polizia di Stato su tutto il territorio nazionale.Le indagini, condotte dal Compartimento Polizia Postale della Basilicata con il coordinamento del C.N.C.P.O. del Servizio Polizia Postale e delle Comunicazioni di Roma (che riceve le segnalazioni anche da Agenzie internazionali, le verifica e le trasmette poi agli Uffici territoriali della Specialità avendo cura di seguirne passo passo l'evoluzione), si inseriscono in una più ampia attività di contrasto alla produzione, diffusione e condivisione di materiale pedopornografico attraverso la rete internet svolta in collaborazione con altre polizie straniere ed Europol. Ed in effetti, l’odierna operazione trae la sua origine da alcuni elementi segnalati dall’Europol e dalla Polizia belga nel settembre 2015, che opportunamente sviluppati, hanno portato a delle connessioni ad internet ed al tracciamento, a mezzo dei file di hash, del materiale pedopornografico scambiato e condiviso tra gli indagati (il file di hash individua in maniera univoca la foto o il filmato condiviso o scambiato, e per questo paragonabile ad una impronta digitale.) Acquisite le evidenze investigative, gli operatori di Potenza, coordinati dal Sost. Proc. Dott. Vincenzo Russo, ottenevano 21 decreti di perquisizione che venivano eseguite in tutta Italia. I cinque arresti, eseguiti nell’ambito di altrettante perquisizioni domiciliari, sono stati operati in Lombardia, Toscana, Trentino Alto Adige e Lazio. Tutti gli arrestati, quattro dei quali erano incensurati e non conosciuti dalle forze dell’ordine, sono stati sorpresi a detenere e condividere ingenti quantità di materiale pedopornografico inerente minori. Anche in questa occasione, si registra la trasversalità dei profili dei responsabili. Vi era, ad esempio, un perito elettronico, supervisore di una azienda farmaceutica, con precedenti specifici risalenti al 2002-2003 e un figlio senza fissa dimora. Un operaio generico, tuttora in stato di detenzione, era residente presso i genitori, nella casa dei quali custodiva tutto il materiale informatico a sua disposizione, peraltro altamente performante, all’interno di una stanza chiusa a chiave, dove solo lui aveva accesso, e tappezzata di poster riproducenti giovani attrici dall’aspetto adolescenziale. Tra loro, anche un ultrasettantenne, cardiopatico e diabetico, ex direttore di un ufficio postale, a casa del quale sono stati rinvenuti 21.000 file (15.000 immagini e 6.000 video) riproducenti abusi su minori anche di tenera età, nonché fumetti pedopornografici, tutto catalogato e salvato su hard disk esterno e pen drive. Non è mancato neanche un ingegnere elettronico, colto in flagranza, mentre era intento a condividere una cartella con 600 file su circuito peer-to-peer. Non basta: c’era anche un pensionato, ex operatore ecologico, peraltro nonno di due nipotini di 8 e 10 anni non conviventi, il quale aveva l’abitudine di scaricare sul pc portatile e custodire il materiale pedopornografico su pen drive (ben 47) rinvenute sparse in tutto l’appartamento.Nei rimanenti casi, pur essendo comprovato l’avvenuto scaricamento e la condivisione di immagini e filmati, cancellati al momento delle perquisizioni, si è optato per la denuncia a piede libero, in attesa che le attività forensi sul copioso materiale sequestrato comprovino la detenzione e la condivisione del materiale pedopornografico in questione. Il Centro Nazionale per il Contrasto alla Pedopornografia On line (C.N.C.P.O) , istituito con la legge 6 febbraio 2006 n. 38 svolge l’attività di coordinamento in tema di contrasto e della prevenzione della pedopornografia in Rete e delle connesse forme di devianza e di rischio per i minorenni, nell’ambito del Servizio Polizia Postale e delle Comunicazioni di Roma.Sempre il C.N.C.P.O., poi, conduce attività sottocopertura e coordina quelle svolte sul territorio dai Compartimenti di Polizia Postale. E’ una lunga strada, quella percorsa dagli agenti sottocopertura, fin dagli anni ’90, quando la Polizia Postale e delle Comunicazioni conduceva le prime investigazioni sul cybercrime.I sentieri della Rete battuti dagli operatori di Polizia in sottocopertura si sono spinti in luoghi sempre più impervi fino alla rete Darknet Tor, in cui emerge sempre più pressante la sfida di espugnare i luoghi virtuali dove vige l’assoluta anonimizzazione di tutte le connessioni.E’ ancora recente l’eco della chiusura da parte delle Autorità statunitensi del sito “Silk Road”, il market place più conosciuto del web, a cui è seguita una condanna all’ergastolo del fondatore ed un risarcimento ai danni al Governo per 184 milioni di dollari. La silk road nostrana targata “Babylon” non è stata da meno. Con l’Operazione Babylon è stato individuato e chiuso un mercato online di merci e servizi illegali, sequestrando “conti” per un milione di euro: “il primo sequestro in Europa e il secondo al mondo“. A caccia di una comunità web di pedofili che si scambiava materiale attraverso portali che sfuggono ai normali motori di ricerca, la Polizia Postale e delle Comunicazioni ha individuato un vero e proprio mercato virtuale nascosto e ha sequestrato circa 14 mila “wallet” di moneta digitale Bitcoin per un valore di circa un milione di euro. Su Babylon – questo il nome del mercato digitale pirata – si poteva acquistare di tutto: armi, sesso, documenti, droga e qualsiasi altro materiale o servizio illecito.
(modificato il 20/07/2016)