Localizzato ed arrestato latitante con condanna definitiva superiore ad 8 anni

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La Polizia di Stato di Pordenone, a conclusione di articolate e complesse indagini direttamente coordinate dal Procuratore Capo di Pordenone, e svolte in collaborazione con la Direzione Centrale della Polizia Criminale e con la Polizia polacca (Police Central Bureau Of Investigation, Enfast Team), ha localizzato e arrestato in Polonia CASTELLETTO Gianni veneziano, classe 1961, destinatario di un Mandato di Arresto Europeo in quanto condannato in via definitiva alla pena di otto anni e sei mesi per i reati di bancarotta fraudolenta, truffa, trasporto e smaltimento di rifiuti tossici e nocivi commessi in Pordenone e nel territorio della provincia. Il 13.10.2017 la Procura della Repubblica ha incaricato la Squadra Mobile di Pordenone rintracciare e arrestare il latitante. Le immediate ricerche avviate sul territorio nazionale e nel luogo di residenza, Cinto Caomaggiore (VE), con numerosi servizi di osservazione e l’avvio di attività tecniche anche nei confronti di persone a lui vicine davano però esiti negativi. La Squadra Mobile ha quindi avviato ulteriori più complessi accertamenti, a seguito dei quali CASTELLETTO Gianni è stato localizzato in Polonia. Lo SCIP - Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia del Dipartimento di Pubblica Sicurezza , quindi, ha immediatamente esteso le ricerche del condannato in campo internazionale, allertando la polizia polacca tramite il proprio Esperto per la Sicurezza, V.Q.A. della Polizia di Stato  Silvana GIUSTI, presente presso l’Ambasciata d’Italia a Varsavia. I conseguenti proficui, costanti e continui scambi informativi tra la Polizia italiana e quella polacca hanno quindi consentito di localizzare CASTELLETTO Gianni nella cittadina di Zamosc, dove personale del Police Central Bureau Of Investigation, Enfast Team, ha proceduto all’arresto. Nei prossimi giorni CASTELLETTO Gianni sarà consegnato alle Autorità italiane per scontare la pena di otto anni e sei mesi, a cui si potrebbero aggiungere altri nove anni e cinque mesi di carcere, poiché il  30.11.2017 è stato respinto il ricorso in Cassazione avverso una sentenza della Corte di Appello di Trieste per reati della stessa indole.       

09/12/2017
(modificato il 23/12/2017)
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