Maxi operazione contro l'immigrazione clandestina in tutta Italia e all'estero.
Dopo oltre due anni e mezzo d'indagini della Squadra Mobile di Venezia e dell'Ufficio di Polizia di Frontiera della città lagunare, coordinate dal Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato, è stata eseguita un'ordinanza di custodia cautelare che ha consentito di disarticolare un'organizzazione criminale transnazionale di etnia curdo-irachena, dedita al favoreggiamento dell'immigrazione clandestina dall'Iraq all'Europa (il reato contestato è l'associazione per delinquere finalizzata al favoreggiamento dell'immigrazione clandestina).Nelle prime ore di questa mattina, centinaia di uomini della Polizia di Stato sono intervenuti, con arresti e perquisizioni, a Venezia, a Roma, Bologna, Rimini, Ancona, Como, Verona, Arezzo, Sassari, Bergamo, Bari, Bolzano, Milano, Crotone, Palermo, Cosenza, Imperia, con la collaborazione delle Squadre Mobili di tutte queste città.Nello stesso momento, ulteriori arresti sono stati eseguiti in Germania, Grecia, Belgio, Svezia, Svizzera, Regno Unito e Francia.Le indagini, avviate a seguito dell'individuazione, il 23 maggio 2006 al porto di Venezia, di 36 clandestini nascosti in un autoarticolato imbarcato su una nave proveniente da Patrasso (Grecia), hanno dimostrato l'esistenza di una complessa organizzazione criminale, composta prevalentemente da cittadini curdo-iracheni, in grado di favorire l'immigrazione clandestina di connazionali dall'Iraq a vari Paesi europei, quali Italia, Francia, Germania, Norvegia, Svezia, Danimarca, Svizzera, Olanda, Belgio, Regno Unito.L'organizzazione era strutturata attraverso "cellule" operative in tutte le località, italiane e straniere, da cui i clandestini transitavano; queste strutture erano dotate da una grande flessibilità, tanto che gli indagati, in base alle esigenze dell'organizzazione, più volte si spostavano da una città all'altra, così come da una nazione all'altra.Nella sola città di Roma sono risultate operare tre "cellule", denominate "gruppo di Erbil", "gruppo dei Chamchamali" e "gruppo dei Badini", che gestiscono rispettivamente i clandestini provenienti dalle città irachene di Erbil, di Kirkuk e di Monsul e Dohuk (in queste ultime due si parla il dialetto badini). Le altre principali "cellule" individuate in Italia si trovano a Milano, Rimini, Ancona e Como.Tra tutte le "cellule" vi è comunque una stretta collaborazione ed un continuo interscambio dei soggetti che vi operano.I clandestini, dall'Iraq (dove venivano pianificati i viaggi), raggiungevano la Turchia, quindi - su camion, barche o a piedi - la Grecia; da qui, dopo un periodo variabile di permanenza, si imbarcavano verso i porti italiani dell'Adriatico (Venezia, Ancona, Bari, Brindisi) nascosti nei Tir; in qualche caso giungevano invece in Italia utilizzando falsi documenti forniti dall'organizzazione; altri clandestini sono sbarcati sulle coste calabresi con imbarcazioni di fortuna, come i 224 identificati a Crotone il 4 novembre 2007, alcuni dei quali "gestiti" dagli odierni indagati.Una volta in Italia, venivano presi in consegna da una delle "cellule", a sua volta in grado di smistarli, grazie ai collegamenti internazionali, nei Paesi di destinazione, prevalentemente in nord Europa, dove giungevano su auto, furgoni o in treno.I viaggi potevano durare anche nove - dieci mesi ed avvenivano in condizioni di grave disagio, soprattutto per i più poveri; ciò ha in più occasioni causato la morte dei clandestini, com'è ad esempio avvenuto il 14 luglio 2007, quando i corpi di 3 giovani curdi sono stati trovati all'interno di un camion che trasportava angurie, appena sbarcato a Venezia da Igoumenitsa (Grecia). Un quarto clandestino, nell'occasione, è stato invece trovato in fin di vita.Nonostante tali condizioni, l'organizzazione pretendeva somme variabili tra i 4000 e gli 8000 dollari.I clandestini in grado di pagare somme maggiori - non meno di 10.000 dollari oltre al biglietto - potevano invece viaggiare in aereo, utilizzando documenti falsi forniti dall'organizzazione criminale.Nel corso dell'intera attività investigativa, condotta con ampio ricorso ad indagini tecniche, è stato possibile individuare, ai confini marittimi e terrestri italiani ed all'estero, circa 180 trasporti di clandestini, per un totale di oltre 2.500 persone, di prevalente etnia curdo-irachena; inoltre, le indagini permettono di ipotizzare che l'organizzazione, nel periodo dicembre 2006 - maggio 2009, abbia organizzato viaggi per molte più persone, lucrando una cifra complessiva che può essere orientativamente quantificata in alcuni milioni di dollari.I pagamenti, che dovevano aver luogo al termine di ogni tappa per poter passare alla successiva, avvenivano mediante canali di "money transfer" come la Western Union. Il perfetto coordinamento investigativo ed operativo tra i Paesi europei, realizzato attraverso i canali Interpol ed Europol, ha consentito oggi un intervento contestuale in tutta Europa.L'indagine, coordinata dal Procuratore della Repubblica di Venezia Dr Vittorio Borraccetti, è stata seguita dapprima dal Sostituto Procuratore della Repubblica di Venezia dr Antonio Pastore e poi, dopo il suo trasferimento a Milano, dal Sostituto Procuratore dott.ssa Carlotta Franceschetti.Il provvedimento restrittivo è stato emesso dal GIP del Tribunale di Venezia dott.ssa Giuliana Galasso, che ha anche firmato decine di mandati d'arresto europei per rendere possibili le catture all'estero.Le indagini proseguono in direzione degli approfondimenti relativi alle movimentazioni finanziarie, al reimpiego del denaro, nonché per gli aspetti riguardanti le diramazioni dell'organizzazione in Turchia.Dopo oltre due anni e mezzo d'indagini della Squadra Mobile di Venezia e dell'Ufficio di Polizia di Frontiera della città lagunare, coordinate dal Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato, è stata eseguita un'ordinanza di custodia cautelare che ha consentito di disarticolare un'organizzazione criminale transnazionale di etnia curdo-irachena, dedita al favoreggiamento dell'immigrazione clandestina dall'Iraq all'Europa (il reato contestato è l'associazione per delinquere finalizzata al favoreggiamento dell'immigrazione clandestina).Nelle prime ore di questa mattina, centinaia di uomini della Polizia di Stato sono intervenuti, con arresti e perquisizioni, a Venezia, a Roma, Bologna, Rimini, Ancona, Como, Verona, Arezzo, Sassari, Bergamo, Bari, Bolzano, Milano, Crotone, Palermo, Cosenza, Imperia, con la collaborazione delle Squadre Mobili di tutte queste città.Nello stesso momento, ulteriori arresti sono stati eseguiti in Germania, Grecia, Belgio, Svezia, Svizzera, Regno Unito e Francia.Le indagini, avviate a seguito dell'individuazione, il 23 maggio 2006 al porto di Venezia, di 36 clandestini nascosti in un autoarticolato imbarcato su una nave proveniente da Patrasso (Grecia), hanno dimostrato l'esistenza di una complessa organizzazione criminale, composta prevalentemente da cittadini curdo-iracheni, in grado di favorire l'immigrazione clandestina di connazionali dall'Iraq a vari Paesi europei, quali Italia, Francia, Germania, Norvegia, Svezia, Danimarca, Svizzera, Olanda, Belgio, Regno Unito.L'organizzazione era strutturata attraverso "cellule" operative in tutte le località, italiane e straniere, da cui i clandestini transitavano; queste strutture erano dotate da una grande flessibilità, tanto che gli indagati, in base alle esigenze dell'organizzazione, più volte si spostavano da una città all'altra, così come da una nazione all'altra.Nella sola città di Roma sono risultate operare tre "cellule", denominate "gruppo di Erbil", "gruppo dei Chamchamali" e "gruppo dei Badini", che gestiscono rispettivamente i clandestini provenienti dalle città irachene di Erbil, di Kirkuk e di Monsul e Dohuk (in queste ultime due si parla il dialetto badini). Le altre principali "cellule" individuate in Italia si trovano a Milano, Rimini, Ancona e Como.Tra tutte le "cellule" vi è comunque una stretta collaborazione ed un continuo interscambio dei soggetti che vi operano.I clandestini, dall'Iraq (dove venivano pianificati i viaggi), raggiungevano la Turchia, quindi - su camion, barche o a piedi - la Grecia; da qui, dopo un periodo variabile di permanenza, si imbarcavano verso i porti italiani dell'Adriatico (Venezia, Ancona, Bari, Brindisi) nascosti nei Tir; in qualche caso giungevano invece in Italia utilizzando falsi documenti forniti dall'organizzazione; altri clandestini sono sbarcati sulle coste calabresi con imbarcazioni di fortuna, come i 224 identificati a Crotone il 4 novembre 2007, alcuni dei quali "gestiti" dagli odierni indagati.Una volta in Italia, venivano presi in consegna da una delle "cellule", a sua volta in grado di smistarli, grazie ai collegamenti internazionali, nei Paesi di destinazione, prevalentemente in nord Europa, dove giungevano su auto, furgoni o in treno.I viaggi potevano durare anche nove - dieci mesi ed avvenivano in condizioni di grave disagio, soprattutto per i più poveri; ciò ha in più occasioni causato la morte dei clandestini, com'è ad esempio avvenuto il 14 luglio 2007, quando i corpi di 3 giovani curdi sono stati trovati all'interno di un camion che trasportava angurie, appena sbarcato a Venezia da Igoumenitsa (Grecia). Un quarto clandestino, nell'occasione, è stato invece trovato in fin di vita.Nonostante tali condizioni, l'organizzazione pretendeva somme variabili tra i 4000 e gli 8000 dollari.I clandestini in grado di pagare somme maggiori - non meno di 10.000 dollari oltre al biglietto - potevano invece viaggiare in aereo, utilizzando documenti falsi forniti dall'organizzazione criminale.Nel corso dell'intera attività investigativa, condotta con ampio ricorso ad indagini tecniche, è stato possibile individuare, ai confini marittimi e terrestri italiani ed all'estero, circa 180 trasporti di clandestini, per un totale di oltre 2.500 persone, di prevalente etnia curdo-irachena; inoltre, le indagini permettono di ipotizzare che l'organizzazione, nel periodo dicembre 2006 - maggio 2009, abbia organizzato viaggi per molte più persone, lucrando una cifra complessiva che può essere orientativamente quantificata in alcuni milioni di dollari.I pagamenti, che dovevano aver luogo al termine di ogni tappa per poter passare alla successiva, avvenivano mediante canali di "money transfer" come la Western Union. Il perfetto coordinamento investigativo ed operativo tra i Paesi europei, realizzato attraverso i canali Interpol ed Europol, ha consentito oggi un intervento contestuale in tutta Europa.L'indagine, coordinata dal Procuratore della Repubblica di Venezia Dr Vittorio Borraccetti, è stata seguita dapprima dal Sostituto Procuratore della Repubblica di Venezia dr Antonio Pastore e poi, dopo il suo trasferimento a Milano, dal Sostituto Procuratore dott.ssa Carlotta Franceschetti.Il provvedimento restrittivo è stato emesso dal GIP del Tribunale di Venezia dott.ssa Giuliana Galasso, che ha anche firmato decine di mandati d'arresto europei per rendere possibili le catture all'estero.Le indagini proseguono in direzione degli approfondimenti relativi alle movimentazioni finanziarie, al reimpiego del denaro, nonché per gli aspetti riguardanti le diramazioni dell'organizzazione in Turchia.