Brigate Rosse: preparavano un attentato per il G8
Avevano
riorganizzato la lotta armata progettando un'azione eclatante: un attentato al vertice dei G8, che si sarebbe dovuto svolgere in Sardegna, alla
Maddalena (poi invece spostato all'Aquila in seguito al terremoto). Con questa accusa sei persone, cinque in carcere e uno ai domiciliari, sono
state arrestate stamattina dagli agenti della Digos capitolina nell'ambito di un'operazione antiterrorismo disposta dalla Procura della Repubblica
di Roma.
Tra loro anche Luigi Fallico, ex brigatista della prima generazione accusato di riannodare le fila della lotta armata. Dagli accertamenti è
emerso che Fallico avrebbe contattato numerosi esponenti, anche uno coinvolto nelle indagini sull'omicidio del giuslavorista Massimo D'Antona,
ucciso in via Salaria il 20 maggio 1999. Aveva inoltre contatti con Nadia Desdemona Lioce.
Nell'operazione, nel corso della quale sono state eseguite numerose perquisizioni in varie città italiane, sono coinvolti due esponenti
genovesi (un ex brigatista ed una persona incensurata, entrambi associati alle Br-Pcc), uno di Milano e un sardo - quest'ultimo, componente del
movimento indipendentista sardo "A manca pro s'Indipendentzia" (A sinistra per l'indipendenza) che è stato bloccato a Roma dove era arrivato
per incontrare Fallico. Alcuni di loro erano legati con alcuni esponenti delle Brigate Rosse fatti arrestare negli scorsi anni dal pm di Milano
Ilda Bocassini.
"Questo è il rilancio della lotta armata brigatista" - ha affermato il questore di Roma, Francesco Caruso durante la conferenza che si
è tenuta questa mattina. Il gruppo criminale aveva sviluppato una serie di indagini e analisi sul sistema di videorveglianza alla Maddalena
predisposto in vista del G8.
L'operazione è scattata dopo due anni di indagini svolte dal procuratore aggiunto Pietro Saviotti e dal sostituto Erminio Amelio iniziate
grazie ad alcune intercettazioni telefoniche. Ai domiciliari è finita una persona anziana, perché trovata in possesso di alcune armi.
Nel corso delle perquisizioni gli investigatori hanno scoperto che alcuni degli arrestati erano in possesso di un vero e proprio arsenale,
mitragliatori, pistole, detonatori, bombe a mano.
Il ministro dell'Interno Roberto Maroni, congrantulandosi con il capo della Polizia Antonio Manganelli e con il questore di Roma Francesco Caruso, ha dichiarato che "l'operazione condotta questa mattina dalla Digos è di eccezionale importanza, perché è stata impedita la riorganizzazione della lotta armata in Italia".