Discarica abusiva di rifiuti pericolosi scoperta a Latina

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Una cava dismessa di pozzolana, al confine tra la provincia di Roma e quella di Latina, trasformata in una discarica per rifiuti pericolosi.

È quanto è stato scoperto dalla Squadra mobile di Latina e dalla Polizia stradale di Aprilia, coordinate dallo Sco (Servizio centrale operativo).

L’operazione “Dark site” è partita nel 2016 dopo una segnalazione in cui si denunciava un via vai di mezzi pesanti su una stradina di campagna senza via di uscita, anche in orari notturni.

Ventidue i provvedimenti restrittivi richiesti dalla Direzione distrettuale Antimafia ed emessi dal GIP presso il Tribunale di Roma nei confronti dei componenti di un’organizzazione criminale specializzata nel traffico illecito e sversamento di rifiuti pericolosi speciali.

I reati contestati sono quelli relativi all’ambiente, la fittizia intestazione di beni, il riciclaggio e l’associazione per delinquere.

Riprese video e intercettazioni telefoniche hanno messo in luce un centinaio di sversamenti di rifiuti ora al vaglio di tecnici per valutarne la pericolosità.

Questa mattina, nel corso dell’operazione è stato sequestrato il sito gestito da due uomini, padre e figlio, in cui lavoravano diversi operai.

Gli operai preparavano il terreno facendo delle grandi buche che poi ricoprivano frettolosamente appena riempite con i rifiuti, per non lasciare traccia.

Fondamentale per il buon esito dell’indagine è stata la collaborazione con la Polizia stradale e il servizio aereo della Polizia.

I mezzi pesanti viaggiavano con titoli di viaggio apparentemente regolari ma le indagini degli uomini della polizia stradale hanno svelato la falsità degli stessi.

Le riprese dall’alto, effettuate dal Reparto volo, sono state indispensabili per identificare tutta l’area del sito che sarebbe stata impossibile circoscrivere da terra essendo l'area estesa e distribuita in un territorio impervio.

Un’indagine anche sullo stato patrimoniale delle società coinvolte ha permesso di definire l’entità dei guadagni illeciti e del notevole risparmio che le società avevano, non pagando una procedura di smaltimento regolare.  

Infatti il “risparmio” che derivava dall’attività ha permesso alle aziende di crescere economicamente e gli investigatori hanno accertato il passaggio per alcune di loro da semplici ditte a società con notevoli aumenti di capitale sociale.

Il materiale da sversare veniva portato direttamente al sito da operai delle società implicate oppure i gestori della cava, con i propri mezzi, mandavano a recuperare direttamente a domicilio il materiale da smaltire.

Sono stati sequestrati 200 mila euro in contanti, quote societarie, fabbricati ad uso civile ed industriale e terreni per svariati milioni di euro.

 

27/07/2017