Concerto: il ricordo delle vittime
In occasione del Concerto “Esserci sempre… con musica e parole” abbiamo incontrato alcuni testimoni e familiari delle vittime di attentati di mafia e di terrorismo invitati all’evento che ha avuto come filo conduttore due tematiche molto sentite: il 25°anniversario della stragi di Palermo di Capaci e di via D’amelio e la violenza sulle donne.
Tina Montinaro
Riportiamo uno stralcio della video-intervista rilasciata da Tina Montinaro, moglie di Antonio, caposcorta di Giovanni Falcone, morto nella strage di Capaci.
“Tutti i giorni sono impegnata a parlare di memoria ed è chiaro che per rivolgersi ai ragazzi e fargli capire cosa è successo io tutti i giorni devo tornare indietro a quel giorno”; ha sottolineato l’importanza di non restare indifferenti di fronte alla mafia rivolgendosi direttamente ai giovani così come invece avvenne prima del '92.
Adriana Romiti
Anche la figlia del maresciallo Mariano Romiti assassinato dalle brigate rosse il 7 dicembre del 1979 ha lasciato la sua testimonianza. Adriana ha voluto ricordare il padre così:
“Lui credeva in una società giusta e nel suo lavoro tanto che andava oltre a quello che gli veniva richiesto” aggiungendo infatti oltre a fare i suoi turni era sempre pronto a tornare in servizio a qualsiasi ora del giorno o della notte. Adriana ha aggiunto che il padre non arrivava mai a compromessi ma andava sempre fino in fondo, anche rischiando se stesso.
“Io sono molto contenta che ci siano manifestazioni come questa perché servono a noi familiari a fare memoria del nostro caro”.
Giovanni Manfreda
A parlarci di Antonio Manfreda è il figlio Giovanni. Antonio era un poliziotto del commissariato Porta Pia di Roma e venne ferito gravemente il 28 maggio del 1980 con 9 colpi di pistola, di cui 7 in testa, da terroristi di destra. L’agguato avvenne davanti al liceo Giulio Cesare di Roma e Antonio rimase miracolosamente in vita per altri 5 anni. Il figlio lo ricorda così:
“Lo guardavo con ammirazione, un papà in divisa è sempre l'orgoglio di un figlio. Era amato mio padre da tutti, dai giusti e dai non giusti, dai potenti e dal popolo, dalle fazioni di destra e di sinistra, perché lui il suo lavoro lo faceva con il cuore, voleva riuscire ad entrare nell'anima delle persone che incontrava, e quasi sempre ci riusciva”.
Giovanni aggiunge inoltre come il padre fosse sempre pronto ad un consiglio e un aiuto, era un bravo mediatore e amava molto i giovani con cui aveva costruito un ottimo rapporto soprattutto in virtù degli ultimi anni di servizio al liceo Giulio Cesare “il contatto con i ragazzi fu giornaliero e costante e con loro era riuscito a trovare un dialogo fra le diverse correnti politiche e apportare una pacifica convivenza tra gli studenti”.
Rosalba Terrasi
La fidanzata di Rocco Dicillo, uomo della scorta di Giovanni Falcone morto nella strage di Capaci, ha scritto alla nostra redazione alcune riflessioni "Di questa serata mi porto a Palermo gli occhi di una poliziotta che a stento tratteneva le lacrime insieme alla calorosa stretta di mano del prefetto Gabrielli, un poliziotto, un collega di Rocco. È stato difficile trattenere l'emozione e la commozione. Durante la serata, guardavo gli agenti della banda, orgogliosi, come tutti quanti voi della divisa che portate, guardavo i loro berretti poggiati al loro fianco, tolti in segno di rispetto, ma rigorosamente vicini perché nessun agente abbassa la guardia di fronte a chi non ha rispetto della legalità, delle istituzioni, della libertà e ancor di più del bene più prezioso: la vita".
(modificato il 14/12/2017)