Siracusa: intitolazione del commissariato di Lentini
La sala riunioni del commissariato di Lentini (Siracusa), è stata intitolata alle guardie di pubblica sicurezza, Carmelo Rao e Salvatore Reina.
Alla cerimonia, che si è svolta questo pomeriggio, ha partecipato il direttore centrale per gli Affari Generali Filippo Dispenza, accompagnato dal questore di Siracusa, Gabriella Ioppolo. Presenti anche i familiari delle vittime, nonchè le autorità civili e militari della provincia.
Dopo un breve discorso introduttivo e la visione di un filmato, il prefetto Dispenza ha proceduto allo scoprimento della targa commemorativa della sala intitolata alle due vittime del dovere.
La storia
Il 4 maggio scorso è stato celebrato il 53° anniversario della morte delle due guardie, vittime del dovere: Reina era nato a Mascalucia (Catania) il 4 gennaio del 1923, mentre Rao era nato a Belpasso (Catania) il 14 dicembre del 1922; entrambi prestavano servizio presso il commissariato di Lentini.
Il 4 maggio del 1965, durante un intervento per una lite tra due fratelli, di cui uno ferito gravemente, venivano colpiti da colpi di fucile che non lasciavano scampo alla loro vita.
Così gli eventi raccontati il 7 maggio 1965 dal verbale originale redatto dal dirigente del commissariato di Lentini del tempo:
Le guardie, nonostante avessero visto il Camerata Pietro, armato di fucile, fermo sopra la motoretta in mezzo alla strada, gli si avvicinarono in atteggiamento pacifico e, anche quando si accorgevano che lo stesso imbracciava il fucile per puntarlo contro di loro, continuavano ugualmente ad avanzare, rinnovando l’invito alla calma, che rinforzavano con analogo gesto della mano destra alzata in aria.
Era fin troppo evidente l’atteggiamento pacifico delle Guardie e che la loro intenzione era unicamente quella di comporre bonariamente la vertenza tra i due fratelli. Senza motivo e ragione alcuna per agire in tal senso, il Camerata Pietro dava l’ordine perentorio di allontanarsi. Poiché il dovere imponeva loro di continuare nell’azione pacifica iniziata, le due Guardie, per nulla intimidite dalle minacce, che certamente ritenevano esagerate, continuavano ad avanzare verso il Camerata Pietro che si trovava ormai a pochi passi col fucile spianato.
All’improvviso, gli astanti ed i testimoni vedevano il Camerata Pietro puntare l’arma contro la Guardia Reina e, senza causale alcuna, esplodeva un primo colpo contro la stessa che veniva attinta alla regione latero cervicale sinistra, facendola stramazzare a terra in una pozza di sangue.
Quasi contemporaneamente, il Camerata Pietro esplodeva il secondo colpo contro la Guardia Rao, attingendola alla regione latero cervicale destra e al viso mentre la stessa al primo sparo, invece di difendere la propria vita, si preoccupava, in un atteggiamento paterno, di far scudo col proprio corpo ai piccoli Siena Roberto di Gaetano, di anni 4 e un altro bimbo, rimasto sconosciuto che, ignari, erano intendi a giocare sulla pubblica via.