Risolto un Cold case a Bari, arrestato l’assassino di “Margherita”

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Colde Case BariIl ritrovamento di un cadavere senza nome nel 2017 nei locali delle ex acciaierie “Scianatico” di Bari, aveva fatto scattare le indagini degli investigatori della Questura che, questa mattina, hanno arrestato un uomo ritenuto responsabile di omicidio, riduzione in schiavitù, occultamento e vilipendio del cadavere di una donna.

La vittima, una cittadina polacca conosciuta come “Margherita” è stata assassinata nel 2012, all’età di 50 anni e gli investigatori sono risaliti alla sua identità e a quella del suo assassino dopo un meticoloso lavoro di squadra fatto tra gli uomini della Squadra Mobile, quelli dell’Unità delitti insoluti, dello Sco (Servizio centrale operativo) e quelli del Servizio di polizia scientifica.

I resti scheletrici della povera Margherita furono trovati all’interno del vano tecnico dell’ultimo piano di un edificio in disuso della ex acciaieria, coperto da assi e cassette di legno, quasi a formare una “bara” e avvolto da nastro adesivo.

Durante il sopralluogo, in alcune stanze del secondo piano dell’edificio, furono rinvenuti numerosi capi di abbigliamento, soprattutto femminili, alimenti e cose varie, tanto da far presumere che la struttura fosse stata abitata da persone senza fissa dimora; ed è proprio in questo ambito che gli investigatori rivolsero le indagini.

A rendere concreta la pista seguita dagli investigatori furono i risultati degli esami dell’autopsia che stabilì che i resti umani ritrovati appartenevano ad una donna, deceduta da diversi anni a causa di uno “shock traumatico ad alta componente emorragica” e poi alcune scritte su due porte dell’edificio che indussero gli agenti a cercare qualcuno conosciuto con quei nomi di battesimo tra i senza fissa dimora.

Venne accertato che la cittadina polacca poi identificata come Szlezak Malgorzata nata a Dabrowa Gornicza (Polonia) nel 1962 e conosciuta con il nome di “Margherita”, fino al mese di maggio del 2012 era stata trattata in diversi interventi sia dal 118 che dalla Polizia di Stato.

La conferma che i resti fossero proprio di Margherita gli investigatori l'hanno avuta nei risultati dal Dna estratto dallo scheletro ritrovato che, comparato con il campione biologico estratto da un tampone eseguito sulla donna nel 2009, a seguito di una violenza sessuale subita, ha dato la conferma dell’identità della stessa.

A concorrere all’identificazione del suo assassino, invece, sono state altre scritte trovate durante il sopralluogo il cui contenuto sembrava proprio una dichiarazione di morte nei confronti della donna.
Messe a confronto grafico con quella del presunto autore del gesto, le scritte determinarono non solo la paternità delle stesse ma anche la presenza dell’uomo in quel luogo insieme a Margherita; inoltre, a conferma, sono arrivate anche le dichiarazioni di molte persone con cui i due avevano avuto a che fare nel tempo.

Dalle testimonianze è emerso che la relazione tra la vittima ed il suo assassino risaliva all’anno precedente della morte della donna, che inizialmente la coppia era stata ospitata nel campo di accoglienza della Croce Rossa Italiana della città per poi trovare rifugio nei locali delle ex acciaierie. 

Intercettazioni sia ambientali che telefoniche e le dichiarazioni rese confermarono, inoltre, lo sconsiderato rapporto tra i due, basato su violenze, vessazioni ed un totale isolamento della donna sfociato poi nel suo omicidio.

Olivia Petillo

23/12/2019
(modificato il 24/12/2019)
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