Brescia: phone center per finanziare il terrorismo
Due indagini che si intrecciano: una dell'Fbi statunitense su un'attività di hackeraggio a danni di compagnie telefoniche americane che aveva individuato l'epicentro di questa attività a Brescia; l'altra della Digos della provincia lombarda su cittadini pakistani strettamente collegati ad alcuni responsabili degli attentati in Spagna dell'11 marzo 2004.
Alla fine la Polizia di Stato ha scoperto un giro d'affari di oltre 55 milioni di euro: denaro inviato in Pakistan, Afganistan e altre aree di conflitto per finanziare la formazione di gruppi di matrice integralista islamica nel sud-est asiatico. Sei cittadini pakistani sono stati arrestati e altre 20 persone indagate. Tutti accusati di associazione per delinquere, frode informatica mediante accesso abusivo a sistemi informatici e detenzione e diffusione di codici.
L'indagine è iniziata nel maggio 2007 a seguito di segnalazioni fatte dagli agenti dell'Fbi alla polizia italiana sull'arresto di un gruppo di hacker, con a capo il giordano Nusier Mahmoud, accusati di essersi introdotti all'interno dei sistemi informatici di colossi multinazionali della comunicazione per acquisire i codici d'accesso che consentivano di effettuare telefonate internazionali. L'organizzazione rivendeva questi in diversi Paesi, tra i quali l'Italia.
L'attività degli investigatori della Digos lombarda ha permesso di scoprire che il pakistano Zamir Mohammad, gestore di un phone center a Brescia, era il principale acquirente per l'Italia e la Spagna di questi codici che in parte rivendeva a altri gestori di phone center, in parte teneva per sé e li utilizzava per la propria attività di gestore.
(modificato il 15/06/2009)