Dal furto alla cattura dei latitanti: un focus di polizia investigativa
Il Servizio centrale operativo (SCO), organismo della Direzione centrale anticrimine, nasce come nucleo investigativo con funzione di impulso e coordinamento delle attività su tutto il territorio nazionale, anche con partecipazione diretta, dell'attività investigativa svolta dalle Squadre mobili delle questure.
Ricco è il consuntivo dei risultati delle attività svolte dallo SCO nei soli primi sei mesi di quest'anno. I numeri parlano di 4794 arresti; 52 catture di latitanti; 6706 chili di sostanze stupefacenti sequestrate, di cui 5.500 chili di cocaina sottratti solo con l'operazione "albatros" insieme alla Squadra mobile di Genova e la polizia spagnola; 53 operazioni contro la criminalità mafiosa; oltre 100 denunce a tutela dei minori; 169 arresti per immigrazione clandestina, per citare solo gli ambiti dalla pericolosità più rilevante.
Operazioni contro la criminalità organizzata: 'Ndrangheta, camorra e mafia
Tra le tante operazioni svetta, per importanza e per l'impatto mediatico, l'arresto congiunto dello S.C.O. e della Squadra mobile di Reggio Calabria di Giovanni Strangio del 12 marzo 2009, inserito nell'elenco dei 30 latitanti più pericolosi. L'autore della "strage di ferragosto" o di "Duisburg" del 15 agosto 2007, aveva portato un pezzo di 'Ndrangheta reggina da San Luca alla cittadina tedesca, uccidendo davanti al noto ristorante italiano "da Bruno" ben 6 persone delle cosche mafiose dei Pelle-Vottari.
Mentre è alla camorra, al clan dei casalesi, che lo S.C.O. e gli uomini della Squadra mobile di Caserta hanno sottratto di recente uno dei capi più significativi: Raffaele Diana. E sono andati a prenderlo fin sottoterra il 3 maggio, trovandolo in possesso di due pistole, in un vero bunker ricavato nel sottoscala dell'abitazione di un altro casalese, incensurato e insospettabile.
Ed è sempre di maggio, del 19, l'operazione più drastica contro la criminalità mafiosa partenopea, con 109 provvedimenti di custodia cautelare nei confronti di appartenenti al clan "Amato-Pagano". Famiglie che portano cognomi già sporchi di sangue delle guerre di mafia degli anni 2004-5 contro il noto clan "Di Lauro" e che rappresentavano ancora i capi indiscussi dell'area nord napoletana.
Ma come si articola tutta l'attività investigativa? Lo abbiamo chiesto al dirigente generale Franco Gratteri che dirige la D.A.C.- Direzione centrale anticrimine della Polizia di Stato. "La cattura dei latitanti è solo uno dei segmenti di contrasto alla criminalità organizzata che la polizia persegue come obiettivo, nell'ambito di una progettualità investigativa che si realizza attraverso 3 azioni direttrici. La prima azione è l'aggressione diretta alla criminalità che quotidianamente viene svolta dalla polizia giudiziaria; la seconda è quella che mira alle loro basi attraverso la cattura dei capi latitanti; mentre l'ultima aggressione è quella che si realizza con lo spossessamento patrimoniale dei clan e il loro mutamento di forma: da mezzo di sostentamento criminale a danno della società civile, a proprietà che lo Stato riacquisisce per il bene di tutti."
Contrasto all'immigrazione clandestina
Anche se è da più lontano dalle coste italiane che la clandestinità ha origine, è pur vero che una volta immigrati sul territorio nazionale, è qui che le organizzazioni si articolano poi su più fronti criminali. Spiega Gratteri che "immigrare clandestini è solo il primo obiettivo dello scafista, per poi consegnarli a chi li sfrutterà per diverse azioni illecite: a partire dalle cosiddette attività "predatorie" dei furti e delle rapine, fino ad arrivare alla gravità estrema della prostituzione e della tratta degli esseri umani."
È proprio dello scorso 9 giugno l'operazione "Ticket to ride", definita dal capo della Polizia Antonio Manganelli, " una delle operazioni più importanti degli ultimi anni per l'efficacia dell'azione di contrasto alla tratta dei clandestini e di esseri umani messa in atto dal governo." Nell'operazione condotta dal Servizio centrale operativo e dalla Squadra mobile di Venezia, in collaborazione con Interpol ed Europol, erano stati arrestati 70 cittadini, quasi tutti curdo-iracheni, responsabili di associazione per delinquere per il favoreggiamento dell'immigrazione clandestina dall'Iraq all'Europa.
"Ma purtroppo questi viaggi della speranza possono durare molti mesi, in condizioni di grave disagio, e spesso si concludono anche con la morte di alcuni clandestini", specifica il direttore della D.A.C.
Tutela dei minori
Una particolare attenzione viene dedicata dal Servizio centrale operativo ai minori e ai giovani, attraverso specifici programmi proprio in loro tutela. Uno di questi è il progetto "Davide 2" finalizzato al contrasto di abusi e sfruttamenti di tipo sessuale contro i minorenni. Il progetto ha visto, dal 1° febbraio al 5 maggio 2009, la risoluzione di importanti operazioni investigative con l'arresto di 83 persone ed altre 100 denunciate in stato di libertà, tutte responsabili dei reati di: violenza sessuale, atti sessuali e corruzione di minorenni, con l'aggravante della violenza sessuale di gruppo e di prostituzione minorile. E a conclusione di questo primo semestre dell'anno, gli arresti per questi reati sono giunti complessivamente a 213.
"Ma è possibile raggiungere questi risultati soltanto attraverso un lavoro di raccordo tra gli organi centrali della Direzione centrale anticrimine e gli Uffici investigativi territoriali", così conclude il direttore centrale anticrimine Franco Gratteri, aggiungendo che "senza questa circolarità delle informazioni verrebbe a mancare ogni forma di sinergia indispensabile al successo di ogni operazione di polizia."
(modificato il 03/08/2009)