Palermo: operazione “Black Axe”
La Polizia di Stato di Palermo con l’operazione “Black Axe”, coordinata dalla Procura della Repubblica di Palermo - Direzione Distrettuale Antimafia, ha disarticolato una pericolosa organizzazione mafiosa, transnazionale, con base in Nigeria, dedita alla commissione di gravi delitti contro la vita, l’incolumità individuale, la libertà personale ed il patrimonio. Le persone fermate sono complessivamente 17. L’organizzazione era riuscita ad acquisire in modo diretto o indiretto, avvalendosi del vincolo associativo e della condizione di assoggettamento ed omertà che ne deriva, la gestione ed il controllo di redditizie attività economiche, (dalla tratta di esseri umani all’illecita riscossione di crediti, dallo sfruttamento e dal controllo della prostituzione al traffico di stupefacenti). L’odierna operazione ha consentito di azzerare i vertici dell’organizzazione criminale e di ricostruirne la fisionomia e la struttura verticistico-piramidale, basata su rigide regole fatte di “battesimi”, riti di affiliazione dei membri e precisi ruoli all’interno del sodalizio. Le indagini hanno accertato come l’organizzazione al suo interno riproducesse compiti, funzioni e persino organigrammi tipici di uno stato, tanto che per indicare le figure verticistiche faceva riferimento al tipico formulario di cariche istituzionali (Ministro della Difesa e Consiglio dei Saggi). La Black Axe era l’organizzazione criminale sovranazionale e transnazionale, le sue ramificazioni si estendevano nei singoli stati, ove si trasformava in “Zone” e in singoli distretti cittadini, chiamati “Forum”. Le indagini della Polizia di Stato hanno fotografato la vitalità di numerosi “Forum” / distretti italiani, tra i quali si sono distinti, quelli di Padova, Napoli, Castelvolturno e, soprattutto, Palermo. Decine i provvedimenti di fermo eseguiti dalla Squadra Mobile di Palermo, con la collaborazione degli omologhi Uffici di altre Questure d’Italia. Tra i vari fermati anche il capo della base italiana della consorteria criminale, denominato “Head della Zone”, prima carica formale dell’associazione nazionale, vertice supremo del sodalizio, catturato a Padova, in costante contatto con il vertice nigeriano e con i membri più autorevoli delle altre articolazioni nazionali, europee e mondiali; Un ulteriore soggetto aveva assunto il ruolo di “Ministro della Difesa” dell’organizzazione, quarta carica principale a livello nazionale, cui era demandata la gestione delle punizioni dei disobbedienti ed il coordinamento di tutte le attività esecutive dell’organizzazione, quali, per esempio, la protezione dei membri, in costante contatto con il vertice della “zona” e con i membri di spicco dei vari “forum” italiani. L’organizzazione garantiva il rispetto delle “regole” interne e la sicurezza dei suoi principali membri attraverso il suo braccio armato, “Bucha” o picchiatore. Se la struttura dell’organizzazione, gerarchicamente, ricordava quella di un “parastato”, per contenuti e modalità di affiliazione, richiamava le tipiche forme delle organizzazioni criminali “nostrate”, con tanto di cerimonia di ingresso per gli associati.
(modificato il 23/11/2016)