Traffico di calciatori minorenni, 3 arresti a Parma
Individuavano giovani promesse nelle scuole calcio della Costa D’Avorio e poi organizzavano il loro ingresso illegale nel nostro Paese facendoli passare per figli di loro connazionali regolarmente residenti in Italia.
I responsabili di questa attività illecita, un italiano e due ivoriani, sono stati arrestati dagli agenti della Squadra mobile di Parma con l’accusa di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e falso (video).
Nel corso dell’operazione, sono state eseguite perquisizioni nelle abitazioni degli arrestati e di altre cinque persone indagate in stato di libertà, durante le quali sono stati sequestrati documenti, denaro, telefoni e computer.
Gli investigatori della Mobile parmense e del Servizio centrale operativo, coordinati dalla locale Procura della Repubblica, hanno iniziato l’attività investigativa subito dopo la segnalazione, ricevuta tramite il Servizio per la cooperazione internazionale di Polizia (Scip), da parte del Child exploitation and online protection (Ceop), che dipende dalla National crime agency (Nca) britannica. Nella nota si denunciava la presunta esistenza di un traffico di giovanissimi calciatori introdotti in Italia con falsi documenti.
L’attività investigativa ha permesso di individuare un gruppo di persone coinvolte nel traffico illegale in particolare di cinque giovanissimi calciatori; tre di loro, di età compresa tra 13 e 17 anni, ospitati in casa di uno degli arrestati, erano stati già avviati alla carriera calcistica in alcune scuole calcio della provincia.
Durante le indagini gli investigatori hanno trovato le prove dell’attività illecita degli indagati.
Grazie ai suoi contatti in patria, uno dei due ivoriani riceveva le segnalazioni dei giovani calciatori, da parte di alcuni presidenti di società.
Altri membri del gruppo avevano il compito di avvicinare i cittadini ivoriani regolarmente residenti nella provincia di Parma, per trovare coloro che fossero disposti a svolgere il ruolo di finto genitore.
Dopo di che venivano prodotti i falsi documenti dai quali risultava il rapporto di parentela, e grazie a questi, riuscivano ad ottenere il rilascio del visto e del permesso di soggiorno per ricongiungimento familiare.
Una volta arrivati nel nostro Paese i calciatori in erba venivano presi in carico dalle famiglie degli indagati e avviati alla carriera calcistica, prima nei settori giovanili di società minori, per poi essere introdotti nel calcio professionistico.
Sergio Foffo