Caccia al padrino: indagati i fiancheggiatori di Matteo Messina Denaro

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Colpire chi aiuta il boss nella latitanza e limitare al massimo le sue risorse finanziarie; è questa la strategia seguita dagli investigatori impegnati nella caccia al numero uno di Cosa Nostra Matteo Messina Denaro, uno degli uomini più ricercati del mondo.

Dall’alba di oggi, nella zona di Castelvetrano, in provincia di Trapani, circa 130 poliziotti stanno eseguendo decine di perquisizioni nei confronti di trenta persone accusate di essere fiancheggiatori di uno dei  ricercati più pericolosi. Per loro l’accusa è di procurata inosservanza della pena, aggravata dall’agevolazione mafiosa.

La Direzione distrettuale antimafia di Palermo li ha indagati proprio perché sospettati di agevolare la latitanza del capomafia.

Si tratta di persone citate nelle intercettazioni o dai collaboratori di giustizia o che negli anni scorsi sono state già arrestate per mafia, oppure che hanno avuto collegamenti, frequentazioni o stretti rapporti con il latitante.

Gli agenti del Servizio centrale operativo, delle Squadre mobili di Palermo e Trapani, e del Reparto prevenzione crimine stanno controllando edifici, abitazioni, attività commerciali e masserie nella disponibilità degli indagati, utilizzando anche attrezzature particolari per verificare l’esistenza di cavità o bunker, all’interno degli immobili.

Matteo Messina Denaro è latitante dal 1993, anno in cui la mafia ha messo a segno gli attentati di Roma, Firenze e Milano. L’uomo sembra svanito nel nulla, ma negli ultimi tempi gli investigatori hanno arrestato molti suoi fiancheggiatori, e intaccato decisamente il patrimonio che dovrebbe servire a finanziare la sua latitanza con sequestri e confische di beni e denaro.

14/12/2017