Operazione "Tower Bridge": fermato ponte clandestino tra Italia e Inghilterra
Con la loro organizzazione favorivano l’emigrazione clandestina di cittadini stranieri, in particolare albanesi, dall’Italia all’Inghilterra, ma la redditizia attività è stata interrotta dagli investigatori della Squadra mobile di Roma e del Nucleo investigativo centrale della Polizia penitenziaria, al termine dell’operazione “Tower Bridge”.
Due persone, marito e moglie, sono finite in carcere mentre ad altre sei è stata notificata la misura cautelare dell’obbligo di dimora nel comune di residenza.
L’accusa nei loro confronti è di favoreggiamento, in concorso, dell’emigrazione clandestina di cittadini stranieri e contraffazione di documenti di identità validi per l’espatrio.
Uno dei due arrestati era il leader del gruppo criminale, un albanese di 42 anni, che riceveva l’incarico da suoi connazionali in patria di far arrivare in Inghilterra, cittadini albanesi privi di visto; il tutto dietro pagamento di 8.500 sterline inglesi.
L’uomo aveva creato una rete di complici italiani, sia uomini che donne, con diverse età e caratteristiche somatiche, in modo che potessero assomigliare agli stranieri da far emigrare clandestinamente.
Per il loro servizio i complici ottenevano un compenso che andava da 500 a 2mila euro. Questi mettevano a disposizione il proprio documento di identità italiano che, all’occorrenza, veniva falsificato dall’organizzazione apponendovi la foto del cliente di turno.
I complici italiani avevano anche il compito di accompagnare il clandestino durante il viaggio, in modo da farsi passare per una coppietta in vacanza, in modo da non destare sospetti alla frontiera.
Una volta arrivati a destinazione tornavano in Italia riportando con se il documento falsificato, che, dopo aver tolto la modifica, veniva restituito al proprietario.
Il leader del gruppo seguiva tutta l’operazione fino alla partenza, oppure, quando non poteva, si faceva mandare una prova fotografica dell’avvenuto imbarco. L’uomo era, inoltre, in contatto con la parte inglese del gruppo, che si occupava di prelevare i clienti e i complici, e di gestire il loro soggiorno.
Il gruppo oltre Manica era coordinato dalla moglie del leader, una slovacca di 37 anni.
Dallo scorso anno i due coniugi vivevano in Inghilterra, pertanto nei loro confronti era stato emesso un mandato di arresto europeo.
Grazie alla collaborazione della Divisione Sirene (Supplementary information request at the national entry - Informazioni supplementari richieste all'ingresso nazionale) del Servizio per la cooperazione internazionale di polizia, dell’esperto per la sicurezza italiano nel Regno Unito e della Metropolitan Police di Londra, i leader dei due rami dell’organizzazione sono stati localizzati e arrestati proprio in Inghilterra, nella regione del Kent.
L’attività investigativa trae origine da una precedente indagine iniziata dopo l’evasione di tre albanesi dal carcere romano di Rebibbia, avvenuta nel febbraio 2017.
Sergio Foffo