'Ndrangheta: sequestrati immobili e conti a boss di Rho

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È ritenuto uno dei boss della locale di ‘Ndrangheta di Rho e per questo il tribunale di Milano, su richiesta congiunta del procuratore della Repubblica e del Questore, ha emesso un provvedimento di sequestro preventivo a carico di un cittadino italiano di 49 anni, eseguito dalla divisione anticrimine della questura.

Oggetto del sequestro sono tre appartamenti e un capannone, con le relative pertinenze, siti nel comune di Lainate, nonché i saldi attivi dei conti correnti in essere riferibili all’indagato e ai suoi prestanome.

Il destinatario del provvedimento, già arrestato lo scorso mese di novembre dai poliziotti della Squadra mobile proprio in quanto figura di spicco della ‘Ndrangheta milanese, ha alle spalle una condanna per omicidio ed è indiziato di far parte della criminalità organizzata già dal 2008.

Tra le accuse a suo carico che lo hanno portato in carcere a novembre, quelle di aver agito con violenza e minaccia, operando il controllo mafioso sul territorio, anche compiendo reati come rapine, percosse e danneggiamenti seguiti da incendio.

Da tutti questi elementi e dalle evidenze emerse durante le indagini, deriva un giudizio di forte pericolosità sociale nei confronti del destinatario del provvedimento, definito come elemento abitualmente dedito alla commissione di reati che, in relazione alla mancanza di redditi leciti, anche da parte dei suoi familiari, consentono l’applicazione della misura patrimoniale del sequestro preventivo. In particolare, il reddito familiare inferiore al reddito minimo di sussistenza risulta sproporzionato rispetto all’acquisto del patrimonio oggetto del sequestro.

 

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                  Alessandro Verelli

Inoltre, come emerge chiaramente dalle indagini, l’indagato non solo ha acquistato gli immobili per una somma molto inferiore al valore, ma si adoperava anche per disporre in merito alla ristrutturazione, esigere i canoni di locazione tramite persona di fiducia, progettando anche la trasformazione dei locali per adibirli ad un Bed and Breakfast.

In una delle intercettazioni il 49enne diceva "Ne voleva 140, gliene ho dati 70mila anche se il notaio mi aveva detto di alzare la cifra altrimenti si capisce che è una truffa", spiegando appunto che la palazzina è intestata a un prestanome "Perché io non posso avere niente di intestato. Ho fatto la carta dal notaio, lui non mi può fottere, perché è sempre un tossico, capito?".

 

31/05/2023
(modificato il 07/03/2024)