Sicurezza grandi eventi: l'esempio del modello italiano

L'obiettivo è quello di costituire una "Casa europea" per la sicurezza dei Grandi Eventi per evitare che momenti di svago possano trasformarsi in esperienze negative e poco piacevoli. Un seminario internazionale, organizzato a Lucca, ha preso come modello il piano di sicurezza, adottato in Italia per la finale di Champions League che si è svolta a Roma il 27 maggio scorso.

Il meeting - che si è chiuso oggi - rientra nell'ambito del progetto Eu-Sec II, finanziato dall'Unione europea e coordinato dell'Istituto interregionale delle Nazioni Unite per la Ricerca sul Crimine e la Giustizia (Unicri). L'intento è quello di creare un contenitore delle migliori pratiche da mettere a disposizione degli Stati europei che organizzano eventi di particolare rilievo, gettando così le basi per nuove prospettive, anche tecnologiche, rispondenti alle esigenze e alle priorità di ricerca a livello nazionale ed europeo.

Nei 2 giorni di incontri, a cui hanno partecipato 26 delegati in rappresentanza di 17 Paesi, si è discusso dei risultati ottenuti e dei prossimi passi da intraprendere per rendere i grandi eventi più sicuri e fruibili per il pubblico. Con una convinzione comune: la responsabilità della sicurezza di un grande evento deve essere condivisa con le componenti internazionali e con le varie amministrazioni coinvolte.

Nel corso dei lavori è stato presentato anche un documentario girato, dalla televisione delle Nazioni Unite (UN Channel), nel corso della finale di Champions League. Le immagini mostrano le varie fasi di preparazione e di gestione della manifestazione, illustrando come - con i giusti mezzi e il giusto coordinamento - un evento potenzialmente rischioso possa trasformarsi in un successo di squadra. In quell'occasione sono arrivati a Roma più di 50 mila tra tifosi spagnoli e inglesi. Per i risultati raggiunti il sistema adottato dall'Italia farà da modello anche per l'organizzazione della prossima finale che si svolgerà a Madrid.