Palermo: sequestro di beni per un milione di euro

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La Polizia di Stato di Palermo ha dato esecuzione a Milano ad un Decreto emesso dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Palermo nei confronti di un palermitano, al quale, su proposta del Questore di Palermo, è stata disposta la misura di prevenzione patrimoniale del sequestro ai fini della confisca di beni per un valore complessivo stimato di oltre 1 milione di euro. A procedere gli agenti dell’Ufficio Misure di Prevenzione della Divisione Anticrimine della Questura di Palermo i quali, con la collaborazione dei colleghi della Questura di Milano, hanno effettuato il sequestro dei seguenti beni riconducibili all’uomo: un' impresa commerciale attiva nel settore della gioielleria, comprensiva del pertinente complesso aziendale, con sede a Milano, nel cosiddetto “quadrilatero della moda”, formalmente intestata alla convivente, ma di fatto riconducibile all’uomo. Il valore dei beni mobili ivi presenti al momento del sequestro, consistenti in gioielli e oggetti preziosi, è ancora in corso di quantificazione da parte di periti all’uopo nominati. Nr.3 beni immobili siti in Milano, in zona residenziale. Nr.6 rapporti finanziari ammontanti complessivamente a circa 50.000 euro. La pericolosità del soggetto, reggente della famiglia mafiosa palermitana dell’Acquasanta, trova già conferma nell’applicazione nei suoi confronti nel 2010 della misura della Sorveglianza Speciale di Pubblica Sicurezza con Obbligo di Soggiorno nel comune di Milano, alla quale si trova attualmente sottoposto. L’uomo, infatti, risulta già condannato definitivamente per il delitto di cui all’art. 416 bis c.p. per aver svolto le funzioni di reggente della famiglia mafiosa dell’Acquasanta, per conto della quale gestiva il nevralgico settore di riscossione del pizzo. Sulla base della sua persistente pericolosità sociale, sono stati svolti dagli agenti della Divisione Anticrimine della Questura di Palermo articolati accertamenti patrimoniali nei confronti del suo nucleo familiare che hanno permesso di evidenziare una notevole sproporzione economica tra i redditi dichiarati, ben inferiori alle ordinarie spese di mantenimento di una famiglia e gli investimenti patrimoniali effettuati. Alla luce di tali accertamenti è stato possibile dimostrare come tali beni, sebbene fittiziamente intestati fossero in realtà riconducibili all’uomo e potessero evidentemente ritenersi frutto del reimpiego delle ricchezze illecitamente accumulate.

09/04/2019
(modificato il 13/04/2019)
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