Manganelli a Ragusa ricorda Giovanni Lizzio
Ci sono stati omicidi di mafia eclatanti; stragi che ancora oggi tutti ricordiamo come quelle dei giudici Falcone e Borsellino e delle loro scorte. Ci sono anche omicidi meno clamorosi che colpevolmente restano nel silenzio per anni. Omicidi di uomini dello Stato che per molto tempo vengono ricordati solo da amici e parenti e da pochi altri. Oggi si rende giustizia ed onore ad uno di questi uomini, Giovanni Lizzio ucciso dalla mafia a Catania il 27 luglio 1992, solo otto giorni dopo la strage di via D'Amelio a Palermo.
Il capo della Polizia Antonio Manganelli oggi è stato presente alla cerimonia di intitolazione di una strada di Ragusa all'ispettore capo Giovanni Lizzio; all'evento era presente la moglie dell'ispettore assassinato, Annunziata Iacomino.
Accompagnato dal questore Filippo Barboso, il prefetto Manganelli ha deposto una corona d'alloro in questura al monumento ai caduti della Polizia e poi uscendo ha assistito alla scopertura della targa della via dove ha sede la questura di Ragusa e che da oggi si chiama via Giovanni Lizzio.
Nel suo intervento il capo della Polizia ha ricordato che: "Stiamo impoverendo la mafia perché la stiamo colpendo negli interessi economici".
Lizzio, ha sottolineato Manganelli "Ci lascia il messaggio di uomo carismatico che ha insegnato a dare tutto se stesso, a mettere la sua anima nell'investigazione. I risultati che stiamo raggiungendo grazie alla professionalità dei nostri investigatori sono anche il frutto degli insegnamenti di persone come l'ispettore Lizzio".
A seguire il prefetto Manganelli è andato al castello di Donnafugata dove ha ricevuto dal sindaco Nello di Pasquale la cittadinanza onoraria della città di Ragusa. Durante la cerimonia il Prefetto ha dichiarato: "La mafia è ancora presente nel settore delle estorsioni e degli appalti pubblici, il settore in cui preferisce muoversi, quello che beneficia della connivenza della politica, del mondo degli affari, quel settore, cioè che riesce ancora a muoversi da organizzazione generata da struttura parassita".
Nel ricevere il premio il Prefetto ha concluso affermando che il "riconoscimento è segno di stima, di ammirazione e stimolo per fare sempre più squadra tra gli uomini e le donne della Polizia di Stato che operano nel territorio''.
(modificato il 22/11/2010)