Mafia: sgominata la cosca emergente di Enna
Era il boss emergente della cosca mafiosa che operava nella zona di Piazza Armerina e Aidone, in provincia di Enna. Vincenzo Scivoli è stato arrestato questa mattina dalla Squadra mobile della provincia siciliana.
Insieme al boss sono finiti dietro le sbarre altri quattro elementi di spicco della famiglia di "Cosa nostra" facente capo alla cosca dei Seminara. Una sesta ordinanza di custodia in carcere è stata notificata ad una persona già detenuta.
Le accuse sono di associazione per delinquere finalizzata all'estorsione, aggravata dal metodo mafioso, danneggiamenti, incendi e porto abusivo di armi.
Tra gli arrestati anche Elena Caruso, compagna e braccio destro del boss. La donna aveva un ruolo centrale nell'organizzazione e si occupava
personalmente di piazzare bottiglie incendiarie per "convincere" le vittime a pagare il pizzo, che riscuoteva personalmente. Era la numero due del
gruppo, pronta a subentrare nel comando qualora fossa accaduto qualcosa al capo.
Proprio l'estorsione ai danni di imprese che eseguivano lavori nella zona era l'attività principale della cosca mafiosa, insieme a una lunga
serie di danneggiamenti ed incendi nei confronti di coloro che opponevano qualche resistenza.
L'indagine, denominata "Nerone", ha inizio nell'estate del 2009, quando le operazioni "Green line" e "Old one" decapitarono la famiglia mafiosa di Enna, arrestando i capi dell'organizzazione.
L'improvviso vuoto di potere determinò l'assunzione di un ruolo di primo piano da parte di Scivoli e del suo gruppo, che assunsero il controllo delle estorsioni, assicurando anche il sostegno finanziario ai boss detenuti.
Il primo episodio riconducibile al nuovo corso mafioso è l'incendio di un escavatore di una ditta che stava eseguendo lavori nel quartiere aidonese di San Giacomo. Fu proprio Vincenzo Scivoli, il 31 luglio del 2009, ad appiccare il fuoco, come ha confermato lui stesso in una intercettazione.
Le ditte vittime delle estorsioni non hanno collaborato con la Polizia e l'organizzazione ha potuto avvalersi della più totale omertà.
Grazie a intercettazioni telefoniche, ambientali, appostamenti e pedinamenti, gli agenti hanno ricostruito l'attività e la struttura organizzativa nella famiglia emergente.
(modificato il 10/02/2011)