Immigrazione clandestina: operazione "Gran bazar" a Lodi
Avevano fatto entrare in Italia cinquecento extracomunitari con la scusa del lavoro stagionale facendo dichiarazioni false.
Il flusso di clandestini si è però interrotto questa mattina con i sei arresti eseguiti nell'operazione "Gran bazar"; si tratta di 3 italiani e di 3 magrebini che devono rispondere dei reati di associazione per delinquere finalizzata al favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e falso.
Le indagini sono state portate a termine dalla Squadra mobile di Lodi in collaborazione con gli agenti delle questure di Bolzano e Milano.
In particolare l'organizzazione criminale inoltrava per via telematica, presso le varie prefetture, le istanze di rilascio di nulla osta al lavoro subordinato stagionale in favore di cittadini extracomunitari, stipulando dei contratti di soggiorno dove venivano dichiarati luoghi di lavoro e domicili inesistenti o falsi.
Per ottenere, poi, il parere positivo delle direzioni provinciali del lavoro producevano false attestazioni sulla capacità economica ad assumere lavoratori da parte di alcune cooperative.
Ottenuto il nulla osta, rilasciato in buona fede dagli Sportelli unici per l'immigrazione, provvedevano personalmente al ritiro del documento per venderli poi a intermediari committenti i quali a loro volta "rivendevano" tale documento agli extracomunitari.
Gli aspiranti immigrati a quel punto avevano tutti i documenti in regola per ottenere il visto d'ingresso dalle Ambasciate Italiane all'estero.
Una volta arrivati nel nostro Paese, principalmente dalle frontiere aeree di Bologna e Milano Malpensa, gli extracomunitari venivano assistiti dagli arrestati per la richiesta del permesso di soggiorno continuando ad attestare il falso rapporto di lavoro.
Svariati i Paesi di provenienza degli stranieri, che dovevano essere assunti come stagionali: Tunisia, Marocco, Nigeria, India, Bangladesh, Sri Lanka, Perù, Egitto, Albania,Pakistan, Ucraina.
A capo dell'associazione a delinquere c'era una commercialista lodigiana: era lei che inseriva dal suo computer le pratiche che poi spediva in
diverse prefetture d'Italia.
I permessi di soggiorno, come coltivatori, costavano 6mila euro.
Nell'operazione "'Gran Bazar", la polizia ha iniziato a indagare dal racconto di una delle immigrate la quale aveva raccontato agli agenti che
risiedeva a Bolzano ma ogni giorno raggiungeva il cremasco per lavorare. Un errore, non previsto dall'organizzazione, che ha fatto scoprire il
traffico.