Puglia: scoperti falsi badanti "nei campi"
Raggirare la legge sulla emersione dal lavoro irregolare (n.121 del 2009) - che consente di regolarizzare coloro che svolgono il servizio di badante - per far ottenere un permesso di soggiorno a extracomunitari clandestini.
Gli agenti del commissariato di Canosa di Puglia (Bari) hanno arrestato stamattina, in provincia di Barletta-Andria-Trani, tre persone, tutte accusate di aver costituito e preso parte ad un'associazione per delinquere finalizzata alla truffa, al falso e alla sostituzione di persone.
Gli arrestati sono un marocchino di 50 anni, che reclutava gli immigrati clandestini nelle campagne della zona e proponeva loro il finto lavoro e il permesso di soggiorno in cambio di circa 2 mila euro, e un ragioniere di Canosa di Puglia, che utilizzava i nominativi degli anziani e degli invalidi, suoi clienti, per procedere alle assunzioni.
Alla terza persona coinvolta nel raggiro, un italiano di 32 anni, sono invece stati concessi gli arresti domiciliari. L'uomo fingeva di essere parente degli invalidi quando la prefettura convocava le parti per regolarizzazione il rapporto di lavoro finalizzato al rilascio del permesso di soggiorno.
L'indagine della polizia è iniziata dopo l'entrata in vigore della legge sull'emersione dal lavoro irregolare che consentiva, in questo caso, agli anziani e agli invalidi di regolarizzare la posizione dei badanti extracomunitari irregolari che fossero al loro servizio, al fine di far ottenere loro il permesso di soggiorno.
Poco tempo dopo l'entrata in vigore della norma, gli agenti hanno cominciato a seguire le mosse dei tre indagati scoprendo che uno di questi - il marocchino - reclutava personalmente nelle campagne della zona propri connazionali irregolari occupati nel lavoro nei campi, proponendo loro un impiego come badante per regolarizzare la posizione di clandestino. La somma richiesta era intorno ai 2 mila euro, poco più del reddito medio annuo di una famiglia che vive in Marocco.
A rettifica della notizia precedentemente pubblicata, si fa presente che il patronato "Labor" non è in alcun modo coinvolto nella vicenda descritta.
(modificato il 11/03/2011)