Pesaro Urbino: "Men in black", 14 arrestati
Il Commissariato di P.S. di Urbino, nell'ambito dell' operazione di polizia giudiziaria, denominata "Men in black", diretta dal Sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Pesaro dott.ssa Silvia Cecchi e coordinata dalla Squadra Mobile della Questura di Pesaro e Urbino, ha disarticolato una organizzazione criminale finalizzata alla realizzazione di truffe a mezzo internet, consumate tramite l'indebito utilizzo di dati identificativi di carte di credito, illecitamente acquisiti. In tale contesto gli investigatori hanno tratto in arresto o sottoposto a fermo 14 cittadini stranieri e ne hanno denunciati in stato di libertà 35, mentre ulteriori due stranieri, uno dei quali colpito da mandato di arresto europeo, resisi nel frattempo irreperibili, sono attualmente ricercati anche all'estero. I predetti criminali risultavano essere per la maggior parte cittadini nigeriani e liberiani.
L'attività esperita ha consentito di accertare la consumazione di circa 10.000 truffe per diversi milioni di euro e di recuperare numerosissimo materiale informatico ed elettronico, fra cui sei televisori LCD, quattro home theater, dodici computer da tavolo, quindici computer portatili, trenta telefoni cellulari ed inoltre autoradio, DVX e I - PAD. La consumazione dei reati in argomento riguarda il periodo compreso fra gli anni 2006 e 2011. L'indagine prendeva spunto dalla denuncia di un cittadino italiano, il quale nel mese di marzo 2008 sporgeva denuncia contro ignoti, segnalando che sul suo conto corrente era stato addebitato l'acquisto di materiale informatico effettuato presso una grande catena commerciale utilizzando la sua carta di credito, acquisto che egli disconosceva. Dagli accertamenti esperiti dagli investigatori del Commissariato di Urbino, emergeva che il predetto materiale, acquistato via internet, era stato recapitato presso un'abitazione ubicata in zona di Petriano (PU). L'intervento degli Agenti presso la citata residenza consentiva di recuperare e sequestrare il materiale in questione ed altri articoli dello stesso tipo, sempre di provenienza truffaldina, di sottoporre a fermo di polizia giudiziaria due cittadini nigeriani e di denunciarne un terzo in stato di libertà.
Il prosieguo delle indagini permetteva di ricostruire le ramificazioni di una organizzazione, con propaggini in tutto il Territorio Nazionale, composta soprattutto da cittadini nigeriani e liberiani, in grado di acquisire indebitamente i codici identificativi di migliaia di carte di credito ed i dati anagrafici dei relativi intestatari residenti in tutto il mondo e di utilizzarli per consumare truffe informatiche, nonché abilissimi nella contraffazione e falsificazione di documenti d'identità, come passaporti, patenti di guida etc.. Veniva ricostruito nel dettaglio anche il modus operandi dell'organizzazione criminale. Emergeva, infatti, che la stessa si avvaleva della collaborazione esterna di soggetti, operanti anche all'estero, altamente specializzati ed in grado di "captare" i codici delle carte di credito, nonchè di vere e proprie "talpe" all'interno dei grandi circuiti del credito capaci di estrapolare le informazioni in questione, di confezionarle in pacchetti, con indicazione della capacità massima di acquisto ed ordinati a seconda dell'istituto di credito emittente, da rivendere poi agli utilizzatori finali, ovvero le organizzazioni criminali presenti in tutto il mondo. La casistica, frutto anche di precedenti esperienze investigative, permetteva di stilare una lista dei sistemi più in voga, utile anche per sensibilizzare gli intestatari di carte di credito e metterli in grado di adottare le necessarie precauzioni per evitare di cadere vittime di truffe:
- copiatura dei dati identificativi mediante apparecchiature elettroniche abusivamente installate presso sportelli bancomat o all'interno di casse abilitate al pagamento con carta bancomat;
- estrapolazione attraverso il circuito internet di dati che i clienti affidano alle aziende;
- copiatura dei codici delle carte di credito e dei dati dei clienti di ditte e istituti di credito tramite "forzatura" dei sistemi di protezione.
Una volta acquistati i "pacchetti" dei codici identificativi delle carte di credito, l'organizzazione attenzionata dagli investigatori di Urbino, effettuava acquisti on line o pagamenti di servizi di vario tipo come forniture domestiche di luce, acqua e gas ed anche il saldo delle tasse e versamenti INPS. Secondo quanto accertato gli indagati, per ogni singola operazione di pagamento on line, utilizzavano a rotazione decine e decine di codici, compiendo ogni volta numerosissimi tentativi di pagamento sino a quando il sistema impiegato dall'azienda fornitrice non accettava l'identificativo di quella carta di credito che riconosceva come quella con più garanzie di solvibilità.
L'organizzazione si avvaleva di articolazioni sparse sull'intero Territorio Nazionale. In sintesi veri e propri "collettori" operavano nelle singole località ed a questi si rivolgevano i committenti, nella maggior parte extracomunitari, i quali commissionavano loro il pagamento delle fatture per servizi o l'acquisto di merci (soprattutto nel campo dell'elettronica).
Una volta terminata la raccolta delle commissioni, il "collettore" le girava ad una delle figure di vertice responsabile della zona, presenti in Italia o all'estero, che deteneva i codici e materialmente effettuava l'acquisto o il pagamento via internet. Successivamente il committente versava quale compensa al "collettore" una somma pari al 50-70 % del valore effettivo dell'acquisto o della bolletta saldata. Il collettore tratteneva il 70% del compenso e versava il restante 30% alla figura di vertice tramite contanti o post pay. Si evidenziava in tal modo una vera e propria struttura piramidale, particolarmente insidiosa e difficile da contrastare, basti pensare che i malviventi, sentitisi braccati, per evitare che si risalisse alle loro identità tramite gli IP delle loro utenze telefoniche collegate ai computer, iniziavano ad utilizzare le attrezzature degli Internet Point, nonché a trasmettere fra loro i codici delle carte clonate od altre notizie di interesse, nascosti fra i pixel di immagini "neutre". Le indagini interessavano le seguenti località, ove il personale del Commissariato operava con il valido e fattivo supporto delle Questure e dei Commissariati territorialmente competenti: Castefranco Veneto (TV), Padiva, Verona, Reggio Emilia, Ravenna, Faenza, Meldola (FC), Forlì, Pesaro (PU), Petriano (PU), Ancona, Jesi, Potenza Picena (MC), Arezzo, Tavernelle (PG), Viterbo, Roma, Colleferro (RM), Anagni (FR), Ardea (RM) Castelvolturno (CE), Napoli, Palermo, Catania, Crotone. In un tale contesto la Squadra Mobile di Pesaro esperiva un'efficace opera di coordinamento fra i vari Uffici di Polizia coinvolti nell'operazione.
Nel corso dell'attività venivano identificati sia i livelli più bassi dell'organizzazione che i soggetti che al suo interno rivestivano un ruolo di maggiore responsabilità. In particolare i vertici dell'organizzazione risultavano essere tutti sbarcati a Lampedusa nello stesso periodo dell'anno 2002 e di li essersi diramati nelle varie località italiane, sempre mantenendo stretti contatti fra loro.
Venivano inoltre individuati anche numerosissimi committenti che pur non facendo parte della struttura, avevano fruito e continuavano a fruire di tale sistema per il pagamento on line di merci e servizi, nei cui confronti si procederà a termini di legge.
Da ultimo nel pomeriggio del 14 aprile 2011, gli Agenti del Commissariato di Urbino effettuavano perquisizioni e sequestri di documentazione e materiale informatico ad Arezzo e Verona ed in quest'ultima località rintracciavano e sottoponevano ad arresto nella flagranza del reato di associazione a delinquere, di falsificazione di documento valido per l'espatrio ed indebito utilizzo di carta di credito di un cittadino nigeriano, sorpreso all'interno della sua abitazione con il computer acceso, nell'atto di acquistare on line un biglietto aereo per un committente, pagandolo con una carta di credito intestata ad un cittadino messicano del tutto ignaro. Dall'esame della memoria del computer emergeva un vero e proprio archivio di identificativi di carte di credito con a fianco riportati i dati anagrafici ed i numeri di cellulare dei rispettivi intestatari.
Gli accertamenti esperiti nell'immediatezza consentivano di verificare che questi ultimi avevano già sporto denuncia per l'indebito utilizzo delle loro carte di credito. L'attività esperita oltre ai considerevoli risultati per quanto concerne la repressione del fenomeno criminale attenzionato, ha consentito l'avvio di una capillare opera di sensibilizzazione nei confronti dei più importanti gestori di carte di credito e di grandi centri commerciali che, attenendosi alle indicazioni ed ai suggerimenti della Polizia di Stato, sono stati in grado di mettere a punto nuovi e più efficaci sistemi di controllo per la prevenzione delle truffe informatiche. Nell'occasione si ritiene opportuno richiamare l'attenzione della cittadinanza circa l'importanza di usare la massima cautela nell'utilizzo di bancomat e carte di credito soprattutto per quanto riguarda gli acquisto on line e il rilascio di dati personali in internet, proprio per evitare di cadere vittime di fenomeni di "fishing", propedeutici alla consumazione dei reati in argomento.