Il capo della Polizia a Lucca per ricordare Vania, uccisa dall'ex

CONDIVIDI

C’era anche il capo della Polizia Franco Gabrielli, a Lucca, per l’iniziativa in ricordo di Vania Vannucchi, ad un mese esatto dal giorno in cui l’ex compagno le ha dato fuoco provocandone poi la morte.

Per presentare le prossime iniziative messe in campo dalle istituzioni contro la violenza alle donne si sono incontrati, questo pomeriggio a Lucca, il sottosegretario all'Interno Domenico Manzione, l'onorevole Raffaella Mariani, Luca Menesini presidente della provincia di Lucca, Alessandro Tambellini sindaco di Lucca, Francesca Romana Capaldo vice questore aggiunto della Polizia di Stato, Piera Banti del Codice rosa della Asl2 di Lucca.

II prefetto Gabrielli, dopo una visita in questura, ha preso parte all’iniziativa per sottolineare l’importanza della collaborazione fra tutte le istituzioni; nell’occasione ha promosso il  progetto della Polizia di Stato “...Questo non è amore”, una campagna di sensibilizzazione contro la violenza di genere con i camper della Polizia con personale specializzato, nelle piazze di 15 città.

Nel corso del suo intervento il capo della Polizia ha ricordato a proposito della lotta alla violenza di genere come "Sia fondamentale accendere i riflettori e parlare di questi temi perchè sono temi culturali. Come noi spesso violentiamo il territorio perché immaginiamo sia nostro, solo nostro, così facciamo con le persone. Soprattutto quelle più vicine. E contrabbandiamo affetto, amore, cura con quello che invece è solo esplicitazione di un fondamentale senso di possesso". Secondo il Capo della Polizia "la violenza è un modo per riaffermare tutto ciò. Ed è la comunità che deve svolgere una funzione fondamentale".
Se io leggessi le statistiche – ha continuato - e mi fermassi a queste, potrei ritenermi felice perché gli omicidi di vittime di sesso femminile sono in calo. Siamo passati da 114 eventi avvenuti da giugno a luglio 2015 agli 89 dello stesso periodo del 2016. Un calo del 21 per cento. Tuttavia credo che questi dati siano preoccupanti perché confermano l'esistenza di una difficoltà delle vittime a farsi avanti. La questione è aggravata dalla seconda vittimizzazione. Chi immagina di intraprendere un percorso del genere sa che c'è un dopo. Non solo una vittimizzazione dovuta alla violenza che si rincontra in casa ma anche il chiacchiericcio, il modo con cui si indicano le vittime".
Secondo Gabrielli "Va fatto uno sforzo sotto il profilo repressivo. Prima non c'era. Quindi era necessario che si consumassero fatti che integrassero delle fattispecie di reato, oggi invece il questore può convocare il soggetto. In alcuni casi queste modalità  producono effetti perché in queste vicende c'è un avanzamento: tanto più il carnefice si sente impunito, tanto più rafforza il suo convincimento di impunità e aumenta il livello di violenza. In molti soggetti la "tirata d'orecchie" può funzionare".

Infine, per quanto riguarda l'azione della Polizia di Stato il Prefetto ha sottolineato come "L'atteggiamento più giusto non è aspettare che la vittima vada negli uffici a sporgere denuncia ma fare noi un passo in avanti" anche attraverso iniziative di sensibilizzazione  come quelle messe in campo con il progetto "...Questo non è amore".

02/09/2016
(modificato il 03/09/2016)