Gabrielli a Brindisi contro la violenza di genere

CONDIVIDI

Palmina Martinelli è una delle tante vittime cancellate dalla memoria collettiva. Pochi, a parte i familiari, ricordano la sua storia che è terminata l’11 novembre 1981 ad appena 14 anni.

A risvegliare la memoria su questo tragico evento ci ha pensato la questura di Brindisi, la provincia dove la giovane era nata e vissuta, istituendo un premio a lei intitolato.

I concorrenti dovevano presentare un video, un corto di massimo 5 minuti, contro la violenza sulle donne.

Questa mattina è stato il capo della Polizia Franco Gabrielli a premiare il vincitore.

La premiazione però è stata soprattutto l’occasione di parlare della violenza di genere, un fenomeno che miete una vittima ogni tre giorni, e scuotere le coscienze, stimolare la cultura del rispetto dell’altro e della legalità.

Al riguardo il prefetto Gabrielli ha detto che “La violenza di genere, la violenza sulle donne, la violenza che molto spesso si consuma all'interno delle mura domestiche, credo che una società civile debba sempre più marginalizzarla attraverso la consapevolezza e il processo culturale che iniziative come queste indubbiamente favoriscono”.

“È importante - ha sottolineato il capo della Polizia - che le donne che subiscono violenze siano consapevoli di non essere lasciate sole e che dopo la denuncia non c’è un dopo di solitudine o di frustrazione. E credo che in questi anni la Polizia di Stato abbia lavorato per rendere la donna più consapevole di fare la denuncia perché se non fatta tempestivamente ci possono essere conseguenze ulteriori”.

Alla cerimonia, che si è tenuta presso il teatro “Giuseppe Verdi” di Brindisi erano presenti, oltre al questore Maurizio Masciopinto, anche la sorella della ragazza Giacomina Martinelli e il pubblico ministero che all’epoca indagò sul caso, Nicola Magrone.

A presentare l’evento Attilio Romita, direttore Rai 3 Regione Puglia e Rossella Brescia, la showgirl e conduttrice radiofonica di programmi su Radio Dimensione Suono.

Palmina Martinelli nata a Fasano, in provincia di Brindisi, fu trovata nel suo appartamento avvolta dalle fiamme; al magistrato e ai poliziotti che la sentirono in ospedale ebbe la forza, prima di morire, di fare i nomi delle persone che l’avevano cosparsa di alcol e le avevano dato fuoco.

La motivazione era che la ragazza si era rifiutata di prostituirsi. I due indagati furono poi prosciolti per insufficienza di prove, ma nel 2016 la Corte di cassazione ha ordinato la riapertura delle indagini.

13/03/2017