Reggio Calabria: appalti controllati dai “Compari”, 50 persone indagate

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Sono 50 le ordinanze cautelari emesse dalla Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria ed eseguite questa mattina da Polizia e Carabinieri.

La sfilza di accuse è impressionante: associazione mafiosa, estorsione, illecita concorrenza con violenza e minaccia, turbata libertà degli incanti, falsità ideologica commessa da pubblico ufficiale in atti pubblici, violenza e minaccia a pubblico ufficiale, associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, detenzione e porto illegale di armi clandestine e munizionamento, ricettazione. Praticamente nei territori di Africo, Brancaleone e Bruzzano Zeffirio nulla si muoveva se non con l’autorizzazione o il coinvolgimento di queste bande mafiose.

In carcere sono finite 32 persone, 3 agli arresti domiciliari e per altre 11 la magistratura ha imposto l’obbligo di dimora.

I gruppi di ’Ndrangheta coinvolti dalle indagini erano due: “Banco Nuovo” e “Cumps” (abbreviazione americanizzata di "compari").

Le associazioni erano composte da giovani e giovanissimi considerati dagli investigatori le “nuove leve” della criminalità organizzata reggina.

L’arroganza con la quale si muovevano sul territorio è sicuramente l’elemento di collegamento con i capi storici, ma al contrario degli anziani queste giovani leve hanno preferito l’ostentazione e la spudoratezza al tradizionale basso profilo: parte delle indagini si sono svolte infatti sui social network, dove questi criminali si mostravano armati fino ai denti come attori di serie tv.

L’impunità, che ritenevano sicura, ha portato alcuni boss sin dentro il consiglio comunale di Brancaleone, dove sindaco e vice sindaco sono stati minacciati e invitati a non decidere appalti pubblici.

La capacità di intimidazione era fornita anche da un arsenale di armi di vario tipo e calibro.

L'operazione ha portato gli investigatori anche in Lombardia e Liguria dove i clan avevano cominciato ad espandersi.

07/11/2017