"Rinascimento" in Puglia, arrestati 18 mafiosi
Estorsione, detenzione abusiva di armi e favoreggiamento personale, aggravati dalle finalità mafiose, sono le accuse nei confronti delle 18 persone arrestate questa mattina dagli uomini delle Squadre mobili di Foggia e Bari con la collaborazione del Servizio centrale operativo.
L'operazione, denominata "Rinascimento", è la stessa che nel maggio dello scorso anno aveva portato all'arresto del super latitante Giuseppe Pacilli, all'epoca inserito nell'elenco dei 30 ricercati più pericolosi.
Tra gli arrestati di questa mattina anche molti fiancheggiatori che aiutarono il boss durante la sua latitanza e due membri della sua famiglia, il fratello e la sorella, che avevano ereditato la leadership del gruppo.
Nonostante l'arresto del Capo, l'organizzazione mafiosa, riconducibile alle famiglie Li Bergolis-Pacilli, aveva continuato ad operare nell'area del Gargano, tra Manfredonia, Monte Sant'Angelo e San Giovanni Rotondo, taglieggiando commercianti ed imprenditori edili con estorsioni e controllando i traffici illegali della zona.
Gli sforzi delle forze dell'ordine, culminati con l'arresto di alcuni boss della mafia locale e con quelli effettuati questa mattina, hanno portato una ventata di rinnovata fiducia da parte dei cittadini (da cui il nome dell'operazione "Rinascita"), che hanno ricambiato collaborando in modo determinante.
In particolare alcune delle vittime hanno scelto di collaborare con gli investigatori e, grazie alle loro testimonianze, i poliziotti sono riusciti a circostanziare le accuse, concretizzando il castello accusatorio contro l'organizzazione mafiosa.
L'indagine ha inoltre fatto luce sulle dinamiche che hanno portato il boss Pacilli ad assumere il ruolo di leader all'interno dell'organizzazione, grazie anche all'eliminazione cruenta dei clan contrapposti, in particolare quello dei Romito.