Foggia: estorsione al professore disabile
Nella decorsa notte personale della Squadra di P.G. del Commissariato P.S. di Manfredonia, coadiuvato da personale del Reparto Prevenzione Crimine di Bari, ha eseguito un'ordinanza di custodia cautelare, emessa dal GIP del Tribunale per i Minorenni di Bari, su richiesta del P.M. del medesimo Tribunale titolare delle indagini, che prevede il collocamento in comunità per due minorenni e la misura della permanenza in casa per altri due minori, ritenuti responsabili in concorso di estorsione.
L'attività criminosa è stata svolta in danno di un professore di Scuola Media Inferiore locale, affetto tra l'altro da disabilità motoria, nonché insegnante dei minori colpiti dagli odierni provvedimenti, che lo costringevano a consegnare loro somme di denaro, minacciando di incendiare la sua autovettura, appostandosi nei luoghi frequentati dalla vittima, aspettandolo ed imponendogli la loro presenza, obbligandolo a farli salire a bordo della sua automobile e forzandolo anche ad accompagnarli in luoghi da loro indicati.
Le indagini venivano avviate allorquando, lo scorso Febbraio, sul 113 giungeva telefonata anonima segnalante un'incresciosa e lunga vicissitudine che vedeva coinvolto una persona diversamente abile di un noto quartiere della cittadina sipontina: l'uomo veniva ripetutamente minacciato nei pressi della sua abitazione e costretto, da un gruppo di ragazzini, alla dazione di soldi e che proprio in quel momento si stava per perpetrare un altro episodio estorsivo. Alla luce della precisa segnalazione la locale Sala Operativa inviava sul posto la dipendente Volante che, proprio nella zona segnalata, fermava e controllava tre minorenni, di cui due personaggi già noti per pregresse attività di indagine, uno già in passato segnalato per possesso di un discreto quantitativo di haschisch, un altro già arrestato per rapina, per cui i tre minorenni venivano compiutamente identificati ed affidati ai rispettivi genitori. Nel frattempo personale della Squadra di Polizia Giudiziaria poneva in essere attività volta all'individuazione del disabile segnalato quale vittima di numerosi episodi estorsivi; si appurava che non distante dal luogo ove erano stati controllati i tre minorenni abitava un insegnante di Scuola Media Inferiore affetto da disabilità motoria per cui si provvedeva ad identificarlo; questi, dopo un iniziale atteggiamento reticente, dapprima minimizzava gli accadimenti, trovandosi in un vero e proprio stato di terrore psicologico, poi, come se si stesse liberando da un incubo, di getto confermava una costante dazione di soldi ad alcuni minorenni, tutti suoi ex alunni, vicenda anche a conoscenza di sua madre, con la quale egli vive, che raccontava un vero calvario patito dal figlio ad opera di quei personaggi dei quali l'uomo era terrorizzato.
Per comprendere meglio gli eventi si invitavano in Ufficio il professore e sua madre per essere ascoltati sull'incresciosa vicenda, cercando di tranquillizzare la vittima e metterla a proprio agio, offrendogli tutela per la sua incolumità e quella della sua famiglia. Egli forniva così dichiarazioni più pregnanti circa la sua vicissitudine, ammettendo gli episodi estorsivi; asseriva che il tutto inizialmente aveva avuto origine con piccole richieste di aiuto economico, poi la situazione era andata via via degenerando con pretese economiche sempre più frequenti, con cadenza periodica di quattro o cinque giorni, per importi dai cinque ai venti euro, diventando per lui un vero tormento, quello di trovarsi questi ragazzi sotto la propria casa, davanti alla scuola dove insegna, dappertutto, che gli chiedevano insistentemente soldi, arrivando a minacciare l'incendio della sua autovettura, veicolo speciale che serve ed è fondamentale per i suoi movimenti, a causa della disabilità motoria.
La situazione è divenuta ultimamente insostenibile in quanto, se non sottostava alle loro richieste, gli aguzzini non esitavano a rincorrerlo per strada, atto che provocava nella vittima gravi difficoltà e pericoli. Insistevano anche affinché gli desse dei "passaggi" con la sua autovettura, ai quali si vedeva costretto ad adempiere sempre a causa delle loro pressioni ed alla paura di ritorsioni. In alcune occasioni la vittima aveva intimato ai suoi persecutori di lasciarla in pace altrimenti si sarebbe rivolto alla Polizia ma loro, con fare arrogante e spavaldo, hanno continuato imperterriti con le loro pretese, con una situazione che andava avanti da circa due anni.
La vittima narrava di quattro ragazzini, tutti suoi ex alunni, che ponevano alternativamente in essere il reato nei suoi confronti, asserendo che le richieste di soldi sono sempre state effettuate sia dal gruppo al completo che singolarmente. I ragazzi adducevano sempre diverse scuse alla pretesa economica, pretese che andavano da debiti contratti all'acquisto di sigarette. Di alcuni non ricordava però i cognomi per cui il personale investigante acquisiva, presso la Scuola Media Inferiore frequentata dai minorenni, tutte le foto degli alunni ai quali il professore aveva insegnato, identificando quindi compitamente i quattro rei, riconosciuti dalla vittima in sede di individuazione fotografica.
Nel frattempo il personale investigante effettuava diversi servizi di appostamento volti, oltre che alla tutela della vittima, a verificare la presenza dei persecutori sotto l'abitazione della stessa ed effettivamente, in qualche occasione, i minori venivano notati nei pressi dell'abitazione intenti a citofonare a casa del professore che, con il trascorrere del tempo e con l'insistenza dei malfattori, temeva sempre più la sua incolumità e quella dei suoi familiari, insistenza che gli infliggeva un grave disagio psichico, tanto da determinarne un giustificato timore per la sua sicurezza personale, pregiudicandone in maniera rilevante il modo di vivere e limitando la sua libertà. Il drammatico racconto della vittima veniva confermato, anzi meglio descritto, da sua madre, che tratteggiava il figlio come buono e molto altruista, ma che la vicenda oggetto del procedimento lo turbava moltissimo; ella si diceva a conoscenza delle continue dazioni di soldi di suo figlio a suoi ex alunni, che da tempo lo vedeva nervoso, tanto da uscire di casa di rado e controvoglia.
La mamma narrava anche di un episodio in cui suo figlio era stato rincorso dai suoi ex alunni, avendolo notato ad implorarli di smetterla, asserendo che la sua disabilità è un problema che complica la sua difesa dai ragazzi che lo bersagliavano ormai con una frequenza allucinante. Tutti gli atti effettuati venivano inviati alla Procura della Repubblica presso il Tribunale per i Minorenni di Bari, dalla cui richiesta è scaturita l'emissione dei provvedimenti cautelari a carico dei minorenni coinvolti nella vicenda. Ha ritenuto il GIP che vi fosse un evidente pericolo di reiterazione di condotte analoghe a quelle già poste in essere, in considerazione delle modalità e gravità dei fatti criminosi, commessi con particolare accanimento ai danni della persona offesa, approfittando della sua menomazione fisica; modalità che evidenziano la propensione per l'attività delittuosa.
Esigenze cautelari più gravi per due dei quattro indagati in quanto, apparendo evidente che una loro permanenza in ambiente familiare li esporrebbe ad un elevato rischio di reiterazione delle medesime condotte, ne veniva disposto il collocamento in comunità, mentre per altri due, alla luce della loro formale incensuratezza, è stata ritenuta adeguata la misura della permanenza in casa.