Ciao Capo
Oggi si sono svolte le esequie del capo della Polizia Antonio Manganelli. Nella basilica di Santa Maria degli Angeli a Roma una folla composta da autorità, cittadini e soprattutto poliziotti, ha dato l'ultimo saluto al prefetto Manganelli.
Le attestazioni di cordoglio giunte da politici, rappresentanti delle istituzioni e semplici cittadini, solo pallidamente rappresentano il vuoto che il Capo, il nostro Capo, ha lasciato tra le fila della Polizia di Stato.
Oggi tutti i poliziotti, quelli presenti ai funerali ma soprattutto quelli che sul territorio sono saliti sulle volanti, che hanno fatto perquisizioni, che hanno passato ore ad ascoltare intercettazioni telefoniche, hanno rivolto un pensiero smarrito ad un Collega che non c'è più.
Si perché ad andarsene, consumato da un male che pur fiaccandolo non lo ha comunque vinto, se ne è andato uno di noi, il migliore, il numero Uno.
Un poliziotto che non ha mai messo la divisa nell'armadio, un Capo che durante le missioni, in tutta Italia, sapeva riconoscere e salutare i vecchi collaboratori con lo stesso affetto con cui stringeva la mano ai più giovani che lo conoscevano solo come il primo poliziotto d'Italia.
Per tutti un sorriso, un incoraggiamento, parole semplici e forti che arrivavano direttamente al cuore dei suoi poliziotti. Manganelli ha saputo dare un nuovo valore allo "spirito di corpo": ha saputo difendere i risultati dei suoi ragazzi spesso raggiunti con sforzi che solo lui sapeva capire e apprezzare, lui che quegli stessi sforzi li ha messi in campo per 40 anni; ma ha anche saputo chiedere scusa per gli errori commessi avendo come unico faro la Legge sulla quale aveva giurato da giovane commissario.
È per tutto questo, per essere rimasto sempre fedele a se stesso, uno sbirro che amava il suo lavoro, che oggi tutti i suoi 110 mila colleghi gli hanno detto grazie e lo hanno salutato come lui avrebbe voluto: con un semplice "Ciao Capo".
(modificato il 29/03/2013)