Reggio Calabria: sequestrati 10mln di beni tra Calabria e Lombardia
Nella mattinata odierna, a conclusione di attività d'indagine coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Reggio Calabria, la Polizia di Stato sta eseguendo provvedimenti di sequestro beni emessi dal Tribunale Sezione Misure di Prevenzione nei confronti di due appartenenti alle cosche Gallico e Bruzzise, operanti sui territori di Palmi e di Seminara, già destinatari di provvedimento cautelare nell'ambito della nota operazione denominata 'COSA MIA'. I provvedimenti hanno interessato immobili, imprese e società aventi sede nelle province di Reggio Calabria,Milano, Bergamo e Cremona, nonché polizze assicurative e conti correnti. Il valore complessivo dei beni sequestrati ammonta a dieci milioni di euro. Prosegue senza soluzione di continuità l'aggressione ai patrimoni illecitamente acquisiti da parte di soggetti appartenenti alla 'ndrangheta. La Polizia di Stato di Reggio Calabria su disposizione del Tribunale ha effettuato il sequestro di numerosi beni riconducibili a CIAPPINA Antonino, e a GRAMUGLIA Matteo. I provvedimenti di sequestro, eseguiti da personale della Questura e del Commissariato di Palmi, rappresentano la naturale evoluzione dell'indagine condotta dalla locale Squadra Mobile e dal Commissariato di P. S. di Palmi dando esecuzione adue ordinanze di custodia cautelare del maggio 2010, noto come operazione "COSA MIA", a carico, tra gli altri, dei principali esponenti della cosca GALLICO. L'operazione cd. "Cosa Mia" ha coinvolto i maggiori esponenti delle 'ndrine dei Gallico-Morgante-Sgrò-Sciglitano di Palmi e quelle contrapposte dei Bruzzise-Parrello operanti nella frazione di Barritteri di Seminara, protagoniste di una sanguinosa faida tra il 2004 ed il 2008, accusati a vario titolo di associazione mafiosa, estorsione aggravata e altri delitti contro il patrimonio, con particolare riferimento agli appalti legati all'ammodernamento del V macrolotto dell'autostrada A3 (tra gli svincoli di Gioia Tauro e Scilla), in relazione ai quali estorcevano alle ditte appaltatrici il pagamento di una tangente del 3% sull'importo fissato nel capitolato d'appalto (c.d. "tassa ambientale") nonché il rifornimento di calcestruzzo da aziende vicine agli ambienti mafiosi. L'attività odierna che ha condotto al sequestro di un patrimonio il cui valore ammonta a circa 10.000.000,00 di euro rappresenta l'ennesimo brillante risultato nella lotta incessante ai patrimoni mafiosi.