'Ndrangheta: presi i killer del boss Patania
Con l'operazione "San Michele", conclusa questa mattina, le Squadre mobili di Vibo Valentia e Catanzaro, insieme agli uomini del Servizio centrale operativo (Sco) di Roma, hanno arrestato tre persone e notificato due misure cautelari di obbligo di dimora ad altrettante persone.
I cinque indagati sono accusati, a diverso titolo, di omicidio, porto abusivo di armi, favoreggiamento e rapina, aggravati dal metodo mafioso.
Gli arresti sono stati effettuati a Vibo Valentia, Milano e in provincia di Bologna.
L'indagine, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia, è stata avviata subito dopo l'omicidio di Fiorillo Michele Mario, avvenuto nel comune di Francica (Vibo Valentia), il 16 settembre 2011.
Appena due giorni dopo, mentre si stavano svolgendo i funerali, due sicari, con il volto coperto da passamontagna e armati, fecero irruzione all'interno del distributore gestito dalla sua famiglia e uccisero Fortunato Patania, ritenuto responsabile dell'omicidio avvenuto due giorni prima. Uno dei due fece fuoco con numerosi colpi di pistola mentre il complice teneva sotto controllo i presenti con il suo Kalashnikov.
Subito dopo i killer si dileguarono a bordo di un'auto, risultata frutto di una rapina, che venne poi ritrovata bruciata. Al suo interno gli investigatori trovarono una pistola semiautomatica calibro 9x21 con matricola abrasa, completa di caricatore privo di cartucce.
L'uomo ucciso era considerato il capo storico del clan Patania, attivo nel comune di Stefanaconi (Vibo Valentia), e la sua uccisione fu l'immediata e violenta vendetta del gruppo antagonista dei Piscopisani, col quale era in lotta per il controllo delle attività illecite della zona.
I due episodi furono l'origine di una cruenta faida tra i due gruppi criminali della 'Ndrangheta, che, da settembre 2011 a luglio 2012, determinò cinque omicidi e sei tentati omicidi. Una delle vittime dalla faida fu Davide Fortuna, elemento di vertice dei Piscopisani, ucciso il 6 luglio 2012 sulla spiaggia di Vibo Marina.
Dalle indagini è emerso inoltre che per combattere la guerra la cosca Patania si avvalse anche di killer professionisti provenienti dell'Europa dell'Est.