Mafia: in carcere 22 affiliati ai clan dei "barcellonesi" e dei "mazzarroti"
Associazione mafiosa, estorsioni, rapine, porto abusivo di armi, reati contro la persona e il patrimonio sono alcuni dei reati di cui sono accusate le 22 persone arrestate dalla Squadra mobile di Messina al termine dell'operazione "Gotha V". Gli arresti sono stati eseguiti in collaborazione con l'Arma dei carabinieri. Altre cinque persone sono state indagate e denunciate in stato di libertà.
L'indagine è stata avviata nel 2013 dagli agenti del commissariato di Barcellona Pozzo di Gotto, insieme ai colleghi della Mobile e ai Carabinieri del Reparto operativo speciale (Ros) e della compagnia barcellonese dei Carabinieri.
Gli investigatori hanno indagato sul gruppo criminale dei "barcellonesi", riconducibile a Cosa Nostra siciliana, attivo sul versante tirrenico della provincia di Messina. L'attività ha interessato anche il gruppo dei "mazzarroti", operativi nel territorio di Mazzarrà S. Andrea e dei comuni limitrofi come una vera e propria diramazione territoriale del gruppo principale.
L'operazione ha individuato e colpito i nuovi assetti dell'organizzazione mafiosa, già duramente colpita dalla precedente "Gotha IV".
Molto importante si è rivelato il contributo delle vittime dei reati, che hanno fornito importanti dettagli poi riscontrati anche dalle successive intercettazioni telefoniche e ambientali. Gli arrestati sono accusati di essere responsabili di estorsioni, rapine cruente e spaccio di droga, tutti reati commessi con l'aggravante della modalità tipicamente mafiosa.
Le estorsioni colpivano spesso i locali notturni e le discoteche di Milazzo, dove gli indagati si comportavano da padroni, entrando e consumando senza pagare, pretendendo anche l'assunzione negli stessi di alcuni associati al gruppo criminale, in qualità di responsabili della sicurezza.
Bersagliati dal "pizzo" anche diversi imprenditori e commercianti della zona, costretti a pagare con violenze e minacce, nelle tre tradizionali rate di Natale, Pasqua e Ferragosto.
Dalle indagini è emersa anche la particolare pericolosità del gruppo, che disponeva di numerose armi, tra cui anche alcuni Kalashnicov, che non disdegnavano di utilizzare durante violente spedizioni punitive organizzate contro coloro che non volevano sottostare alle strategie dell'organizzazione.