Messina: scoperto giro di carne nociva per la salute
Sono 33 le misure cautelari eseguite, questa mattina, dalla polizia a Messina nei confronti dei componenti di un’associazione per delinquere che metteva in commercio alimenti pericolosi per la salute, poiché privi di controlli sanitari e quindi ad altissimo rischio per la trasmissione di malattie infettive, quale la tubercolosi.
Agli indagati viene contestata l’associazione per delinquere finalizzata alla commissione di un numero elevato di reati tra cui: furto, ricettazione, maltrattamento e uccisione di animali, commercio di sostanze alimentari nocive, nonché truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, abuso d’ufficio, falso, omissione in atti d’ufficio e favoreggiamento.
I provvedimenti emessi sono due custodie cautelari in carcere, nove arresti domiciliari, 18 obblighi di dimora, un divieto di dimora e tre sospensioni dall’esercizio di pubblico ufficio.
Con l’operazione “Gamma Interferon” i poliziotti del Commissariato di Sant’Agata Militello e della Squadra mobile di Messina, hanno fatto emergere il coinvolgimento di allevatori e macellai, affiancati da medici veterinari in servizio presso l’ASP di Sant’Agata Militello, ciascuno con un preciso ruolo nell’organizzazione che aveva creato una filiera illegale e clandestina delle carni.
C’era chi si occupava di reperire la materia prima attraverso furti e caccia di frodo all’interno del Parco dei Nebrodi. Si passava poi alla macellazione clandestina senza alcun controllo e rispetto di norme igienico-sanitarie; la carne così ottenuta finiva nelle macellerie a scapito dei consumatori ignari di ciò che compravano.
L’organizzazione che aveva la conoscenza e il controllo dello del vasto territorio, utilizzava auto apripista per il trasferimento degli animali al fine di evitare i controlli da parte delle Forze dell’ordine.
Il giro della carne clandestina era gestito da due gruppi che convivevano sul territorio senza scontrarsi, muovendosi in maniera autonoma; il primo gruppo si muoveva nella zona di Tortorici, il secondo in quella di Cesarò.
Il primo gruppo, rispetto al secondo, aveva però l’appoggio dei veterinari dell’Asp di S.Agata Militello che consentivano la “legalizzazione”, sulla carta, della carne, con falsa documentazione e apposizione di marchi identificativi sugli animali oggetto di furto.
Dalle indagini sono emersi anche episodi in cui la presenza di capi non identificati o infetti non è stata registrata. Così come non è stata registrata la presenza di importanti quantitativi di farmaci irregolari e illegali da somministrare agli animali.