Ragusa: famiglia di pastori in carcere per tentato omicidio
Arrestati i componenti di una famiglia di pastori per il tentato omicidio di un imprenditore di Comiso (Ragusa).
Si tratta di padre e tre figli che la notte del 9 giugno, nelle campagne tra Comiso e Vittoria, hanno teso un agguato al loro vicino terriero: mentre l’imprenditore con la sua macchina vigilava il confine dell’azienda per il timore di furti, è arrivata la famiglia che a bordo di due auto, costringeva la vittima a fermarsi e con un’azione coordinata tre dei malviventi prendevano a sprangate la macchina e il quarto esplodeva numerosi colpi di pistola all’uomo rimasto all’interno del mezzo.
La vittima solo per fortuna non veniva colpito dalle pallottole e, grazie ad alcune manovre con la sua macchina, riusciva a sfuggire dalla morsa delle due auto che lo tenevano bloccato.
L’uomo, sfuggito all’attentato, contattava il 113 chiedendo aiuto per lui e per il fratello che si trovava da solo in azienda.
L’intervento dei poliziotti permetteva di proteggere i due fratelli e di avviare le indagini sulla base delle testimonianze raccolte e del sopralluogo della Polizia scientifica sul posto dell’agguato.
Il movente dell’azione criminale nasce dal fatto che l’imprenditore abbia affrontato uno dei fratelli, peraltro con numerosi precedenti penali, accusandolo di un tentato furto nella sua azienda.
L’attività investigativa consentiva di fermare in un primo momento due dei fratelli autori dell’attacco e successivamente, grazie anche alle intercettazioni telefoniche e ambientali, gli uomini della Squadra mobile riuscivano a identificare gli altri due criminali e a documentare la dinamica del tentato omicidio.
Infatti gli investigatori in questo modo hanno individuato nel padre l’autore degli spari e nel figlio più piccolo (18 anni) l’autista di una delle macchine. Dalle intercettazioni è emerso inoltre la volontà da parte della famiglia di uccidere le due vittime dell’aggressione, anche in seguito, quando sarebbe finita la vicenda giudiziaria.
E ieri mattina, dopo aver acquisito tutte le fonti di prova, i poliziotti sono andati a prendere anche il resto della famiglia per il “ricongiungimento” familiare in carcere.