Boris Giuliano, il ricordo a 39 anni dal suo assassinio

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Venne assassinato il 21 luglio del 1979 con sette colpi di pistola alle spalle da Leoluca Bagarella. Boris Giuliano era alla Squadra mobile di Palermo da 10 anni e da tre ne aveva la direzione. Nei mesi precedenti il suo omicidio aveva messo a segno, grazie anche alla collaborazione con la polizia statunitense, alcuni successi contro Cosa Nostra, che avevano però segnato il suo destino. Un investigatore perspicace e innovativo che era riuscito a ricostruire i traffici mafiosi di quegli anni.

Oggi a Palermo sono diverse le iniziative per ricordarlo: nella mattinata sarà deposta una corona d’alloro in suo onore nel luogo dell’attentato e poi sarà celebrata una Santa Messa. Nel pomeriggio sarà realizzato un evento rievocativo dal titolo “La stanza virtuale” dedicato alla figura umana e professionale di Boris Giuliano. Per la circostanza all’interno del chiostro della Questura verrà ricreato l’ambiente dell’ufficio del funzionario di Polizia con la sua scrivania originale e una particolare scenografia. Nell’area esterna alla Questura ci sarà un ulteriore momento di ricordo con la proiezione di un filmato con le testimonianze del mondo della cultura palermitana, di quanti hanno avuto modo di conoscere ed apprezzare l’uomo e il poliziotto.

"Pensavo che un 'eroe' dovesse essere un personaggio solenne, sempre serio e anche un po' triste. Cioè il contrario di mio padre: un uomo semplice alla mano e così allegro! Dopo anni ho capito che mio padre era veramente un eroe". Alessandro Giuliano parla così di suo padre Giorgio Boris Giuliano.

L’ex presidente del Senato Pietro Grasso che ha conosciuto Giuliano quando era un giovane magistrato a Palermo, in occasione di una iniziativa legata al funzionario, lo ha ricordato dicendo che “Boris Giuliano fu il vero nemico della mafia. Aveva capito la mafia e la mafia aveva capito e compreso che l'unico modo per fermarlo era quello di ucciderlo. Era gioviale simpatico ma anche un investigatore temuto, un segugio senza pari. Gentile ma intransigente allo stesso tempo. Un uomo che operò con grandi intuizioni come quella di coordinarsi con gli investigatori statunitensi per la lotta alla mafia. Quando visitai il centro dell'Fbi di Quantico in Virginia scoprii che tra le targhe esposte c'era proprio quella di Giuliano. Lui e il giudice Falcone con un busto sono gli unici due italiani ricordati in quel luogo”.

21/07/2018