Potenza: lotta al “caporalato”, 19 indagati
Scoperta dalla Squadra mobile di Potenza un’associazione per delinquere per lo sfruttamento della manodopera straniera.
L’attività di “caporalato” ha riguardato 19 persone che operavano nei comuni di Lavello, Venosa, Montemilone, Maschito, Palazzo San Gervasio e Banzi, tutti centri interessati dalla raccolta del pomodoro e dell’uva da parte di cittadini extracomunitari di origine magrebina e dell’Africa Subsahariana.
Sei degli indagati sono finiti agli arresti domiciliari per aver dato vita all’organizzazione criminale che ha sfruttato numerosi stranieri.
Lo svilimento della dignità dei lavoratori avveniva su più aspetti: le persone erano alloggiate all’interno di ruderi fatiscenti privi di alcun tipo di servizio, illecitamente venivano “reclutati” da intermediari senza scrupoli pronti a esigere denaro per il loro trasporto, sostentamento e per qualsiasi altro servizio collaterale come ad esempio la somministrazione di acqua o di energia elettrica.
Inoltre venivano illecitamente pagati quasi sempre non a tariffa oraria, come previsto dai contratti collettivi di lavoro e dalla legge, ma a cottimo, per pochi euro per ogni "bins" (contenitore) da tre quintali, riempito con il prodotto raccolto; se pagati a tariffa oraria, la paga sarebbe stata superiore di oltre il 30 per cento, senza contare l'assenza di qualsiasi emolumento previdenziale e assistenziale e senza contare che parte del guadagno andava ai caporali.
Gli extracomunitari erano tutti alloggiati in una vera e propria bidonville allestita nelle vicinanze di un edificio meglio conosciuto come “casa gialla”, in cui venivano ricoverati i furgoni utilizzati per condurre i braccianti a lavoro nei vari campi della zona.
La “casa gialla” invece era utilizzata come vero e proprio supporto logistico della bidonville, in quanto dall’edificio partivano le derivazioni per la fornitura di luce e acqua alla tendopoli. Inoltre, l’immobile era completamente asservito alle illecite finalità di sfruttamento dei braccianti, che qui si recavano per ricevere, dietro pagamento, acqua potabile, cibo ed energia elettrica.
I poliziotti hanno documentato che nella bidonville sono state accampate fino a 200 persone impiegate nella raccolta stagionale degli ortaggi e della frutta.
Le indagini hanno accertato, inoltre, che venivano "vendute" dai datori di lavoro italiani delle compiacenti dichiarazioni in cui veniva falsamente attestato che il lavoratore extracomunitario usufruiva di alloggio stabile in fabbricato appartenente agli indagati. Il tutto per consentire ai lavoratori di ottenere il rinnovo del permesso di soggiorno.
L’indagine si è sviluppata da un controllo effettuato dalla Squadra mobile di Potenza nell’agosto del 2017 nel corso del quale fu arrestato uno degli indagati proprio per il reato di sfruttamento del lavoro.