Frosinone: schiave del sesso liberate con l'operazione " Sex in the city"

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ProstituzioneLa polizia a Frosinone ha messo fine alla schiavitù di giovani donne con l'arresto dei componenti di una spietata banda di rumeni. Sono sei gli uomini arrestati questa mattina, quattro in Italia e gli altri due in Spagna e Romania, per associazione per delinquere finalizzata allo sfruttamento della prostituzione.

I sei avevano in comune lo stesso obiettivo: sfruttare giovani donne, anche minorenni, gestendo un imponente giro di affari tanto più redditizio quanto più spietato e violento nei confronti di tante ragazze a cui era stata cancellata ogni dignità.

L'operazione " Sex in the city" ha avuto inizio a luglio dello scorso anno dopo una violenta rissa tra bande, una rumena e l'altra albanese, arrivate allo scontro per affermare il monopolio dello sfruttamento della prostituzione.

La "battaglia" si era svolta nella zona del cimitero dove i rumeni, presentandosi armati di mazze metalliche e coltelli, avevano picchiato selvaggiamente gli albanesi costringendoli alla fuga. Il gruppo vincente aveva continuato distruggendo completamente le auto abbandonate dagli albanesi in fuga.

Quell'episodio aveva portato la polizia ad indagare lungo la "via del sesso": lo stradone ASI.

I poliziotti avevano scoperto che il gruppo criminale era comandato da due uomini che vivevano uno in Romania e l'altro in Spagna; i due dall'estero davano indicazioni agli altri quattro su come gestire gli affari. Inoltre ognuno, all'interno del gruppo, aveva un ruolo predeterminato: chi si occupava del controllo delle ragazze, chi del reclutamento, chi della logistica. Anche la suddivisione del territorio era stata ben definita in modo tale che il gruppo si era assicurato l'esclusiva del tratto di strada maggiormente trafficato.

Il reclutamento delle ragazze avveniva invece con la falsa promessa di un futuro matrimonio.

E gli ordini erano chiari: stare in strada tutto il tempo necessario, indipendentemente dalle condizioni metereologiche, fino a quando non fossero riuscite ad accumulare dai 500 ai 700 euro al giorno.

Non c'era pietà per quelle che non riuscivano a soddisfare con il loro incasso le pretese del "protettore". Insulti, minacce, botte ed il prolungamento del servizio.

A febbraio una di loro era rimasta incinta ed aveva implorato il suo protettore affinchè non venisse costretta a prostituirsi per i forti dolori accusati.

L'uomo, infastidito, durante un colloquio con un suo connazionale disse: " Le do due calci nella pancia e abortisce tutto".

La giovane donna fu costretta ad abortire e nonostante le indicazioni dei sanitari che avevano prescritto un lungo periodo di riposo, venne rimessa in strada e costretta anche a denudarsi per attirare i clienti.

Le prostitute erano controllate a vista dai loro protettori con vere e proprie ronde per accertare i tempi delle prestazioni e riscuotere in tempo reale tutto il denaro incassato.

Qualcuna aveva anche manifestato la volontà alle connazionali di voler uscire dal giro rivolgendosi agli "azzurri " (così erano definiti i poliziotti) ma il forte potere intimidatorio della banda ed il conseguente timore di ritorsioni avevano impedito alle donne, durante i diversi controlli di polizia, di denunciare i loro aguzzini.

All'organizzazione che operava a Frosinone e Cassino sono state sequestrate anche tre auto di grossa cilindrata.

24/06/2015