Poliziamoderna@Giffoni45: Coin locker girl la violenza come necessità per sopravvivere
Il quarto film a essere proposto ai giurati della sezione Generator +18 è stato Coin locker Girl del regista coreano Han Jun-hee. Il film ruota attorno una ragazza, Il-young, che appena nata viene abbandonata in una stazione della metropolitana, all'interno di una cassetta di sicurezza. Pochi anni più tardi incontra una donna, che tutti chiamano "mamma", un boss criminale che la accoglie nella sua banda. Crescendo, Il-young, fa la conoscenza di un ragazzo che le fa conoscere un mondo diverso da quello che "mamma" le ha finora mostrato. Il boss si accorge del cambiamento della ragazza e le affida un compito che potrebbe essere l'ultimo.
Quello che colpisce immediatamente lo spettatore fin da subito è la ricercata cura tecnica e artistica della pellicola, capace di sottolineare l'attenta caratterizzazione psicologica dei personaggi, grazie ai raffinati accostamenti cromatici che il cinema coreano negli ultimi anni ci ha abituato. Il rosso, il verde, il blu e il giallo; sono questi i colori che si alternano, ritornano, si mescolano tra di loro nelle inquadrature arrivando a esaltare così la potenza espressiva degli interpreti, a partire dalla protagonista interpretata da Kim Ko-eun. La regia predilige ora movimenti di camera lenti ora un frenetico utilizzo della macchina a mano nelle scene più concitate.
Il film può essere inteso come un film di formazione, ovvero la ricerca di una propria identità da parte della protagonista. Abbandonata, infatti, senza nome all'inizio del film, per tutta la durata della pellicola Il-young farà di tutto per conquistare una propria posizione all'interno di quel mondo tanto crudele e spietato. Perché la violenza è una delle parole chiavi del film, violenza non solo psicologica ma anche e soprattutto fisica. Allo spettatore non è risparmiato niente (o quasi) ma non è mai fine a se stessa, ovvero puro desiderio di scuotere chi guarda, ma funzionale al mondo in cui è ambientata la vicenda.
Non mancherà comunque un raggio di speranza all'interno di quella realtà e tale speranza è incarnata dal ragazzo che Il-young conosce. Un ragazzo molto semplice, amante della vita e con la passione per la cucina, che sogna di andare in Francia per approfondire e migliorare la sua vocazione culinaria. Purtroppo nel momento in cui Il-young spera che per lei possa esserci un futuro diverso da quella terribile realtà in cui è confinata, bruscamente viene riportata all'ordine dall'intervento della "mamma". E da quel momento le cose non saranno più le stesse perché si innesca un meccanismo di rapporti tra personaggi che porterà a una serie di sanguinosi eventi. Il film mostra bene anche la corruzione che domina in tutto il paese, un paese dove la malavita è quasi la stessa cosa con le autorità.
Un lungo applauso è stato riservato dai giurati al termine della proiezione e durante il dibattito tutti hanno espresso opinioni favorevoli, lodando il lavoro del regista e il coraggio nel mostrare una storia così forte in un modo tanto originale e visivamente stimolante.
Stefano Di Luccia