Operazione House of cards

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La Polizia di Stato di Reggio Emilia ha eseguito 6 provvedimenti restrittivi, nei confronti di esponenti di un'associazione a delinquere finalizzata a reati finanziari.L'operazione, denominata "house of cards", coordinata dalla Procura della Repubblica di Reggio Emilia, rappresenta l'epilogo di un'inchiesta condotta nei confronti di un gruppo di soggetti dediti all'emissione di false fatturazioni per operazioni commerciali inesistenti, finalizzate all'evasione delle imposte ed alla conseguente, illecita fruizione di crediti fiscali. Tra i destinatari dei provvedimenti in argomento figurano un 58enne e un 47enne, entrambi originari di Cutro (KR), già indagati e destinatari di misure cautelari in carcere nell'ambito della recente operazione Aemilia, condotta dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Bologna sulle infiltrazioni della 'ndrangheta in Emilia Romagna.In particolare le indagini hanno preso avvio da una denuncia per estorsione ed usura commessa in danno di un giovane, con modi violenti e minacciosi, a fronte di un prestito iniziale di 7mila euro si faceva rimborsare dopo quattro giorni la somma di 7mila700 euro con un tasso di 912% e, successivamente, a fronte di altro prestito di 7mila euro richiedeva la restituzione, dopo 6 mesi di 16mila euro con un tasso usurario pari al 298%. Le indagini, particolarmente complesse e sviluppatesi su plurimi fronti, hanno consentito di individuare una società "cartiera", la "Full Trade", utilizzata al solo scopo di emettere, in via continuata e sistematica, fatture relative ad operazioni inesistenti. In tal modo gli indagati ottenevano una duplice utilità: consentire, da un lato, ad imprese compiacenti di abbassare il proprio imponibile fiscale - in modo da favorirne l'evasione fiscale - ed assicurarsi, dall'altro, di incassare i rimborsi IVA derivanti dalle operazioni inesistenti. In un anno, gli indagati emettevano operazioni inesistenti per 1.883.777,33 euro, di cui 1.508.759,74 rappresentava l'imponibile ed euro 331.994.56 l'IVA. La società cartiera era formalmente intestata ad uno dei destinatari della misura, che si occupava, anche, di prelevare da vari sportelli bancomat, in modo da monetizzarli, i bonifici pervenuti dalle società compiacenti . La società cartiera era diretta, invece, da due fratelli che si occupavano di procacciare le società interessate all'emissione di fatture false. Coinvolto nel giro di fatture vi era anche un commercialista che, consapevolmente, offriva la propria competenza professionale per garantire un'apparenza di legalità alla società cartiera che, infatti, stabiliva, fittiziamente, la propria sede legale presso un immobile di proprietà della famiglia del professionista.

20/10/2015
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