Emanuele Petri, tredici anni fa l'omicidio del sovrintendente
Tredici anni, tanti sono quelli che ci separano dal 2 marzo 2003, giorno in cui il sovrintendente Emanuele Petri è stato ucciso su un treno in provincia di Arezzo.
Questa mattina c'è stata la deposizione di una corona nella piazza che proprio dal sovrintendente ha preso il nome e che si trova proprio davanti alla stazione di Castiglion Fiorentino.
Subito dopo c'è stata una messa di suffragio alla memoria del sovrintendente morto in un conflitto a fuoco con due esponenti delle Brigate Rosse.
In questa ricorrenza, la giunta comunale, per ricordare il sacrificio del poliziotto e per rinsaldare il legame con la Polizia di Stato, ha concesso all'Istituzione la cittadinanza onoraria ritirata dal capo della Polizia Alessandro Pansa, durante una cerimonia che si è svolta nel pomeriggio.
"Noi lavoriamo al servizio dei cittadini e cerchiamo di garantire serenità e sicurezza.
Tredici anni fa ero qui a Castiglion Fiorentino e ho potuto capire in quel caso quanto la polizia sia determinante per il contrasto all'illegalità.
Se non ci fosse stato il sacrificio di Emanuele Petri ci sarebbero probabilmente stati altri morti visto che le Brigate Rosse all'epoca si stavano ricostituendo".
Lo ha detto il capo della Polizia Alessandro Pansa nel ritirare la cittadinanza onoraria. "Sono onorato di questo riconoscimento - ha poi proseguito il prefetto Pansa - cerchiamo ogni giorno di essere degni di quelli che ci hanno preceduto nel nostro lavoro".
Pansa ha poi salutato e abbracciato la vedova Alma Petri e il figlio Angelo.
In serata la Banda musicale della Polizia di Stato si esibirà in un concerto all'interno del teatro comunale.
Il sovrintendente rimase colpito a morte durante un controllo documenti a bordo di un treno, subito dopo la stazione di Cortona.
Insieme a due agenti, il sovrintendente aveva deciso di controllare due persone sospette che viaggiavano in direzione di Roma; dopo un primo controllo apparentemente senza esiti, Emanuele Petri decise di approfondire prendendo contatti con la propria sala operativa. A questo punto i due viaggiatori, un uomo ed una donna, due brigatisti che viaggiavano con documenti falsi, si videro scoperti: l'uomo estrasse una pistola e sparò a Petri e ad un secondo agente che rispose al fuoco, rimanendo gravemente ferito; la donna si impossessò della pistola del terzo poliziotto che però riuscì a disarmarla e ad arrestarla.
I due terroristi, Mario Galesi, morto nello scontro a fuoco e Nadia Desdemona Lioce, erano esponenti di spicco delle Nuove Brigate Rosse; grazie all'arresto delle Lioce, nel computer della quale furono trovati elementi molto importanti per la ricostruzione dell'organizzazione terroristica, la Polizia riuscì ad individuare i responsabili degli omicidi del giuslavorista Marco Biagi e del professor Massimo d'Antona.
(modificato il 01/04/2016)